Vigilanza armata e video sorveglianza, così le case Aler del quartiere San Siro a Milano diventeranno un luogo più sicuro per i residenti.  Questo è  l’obiettivo di Aler Milano con l’intento di  garantire sicurezza, contrastare  microcriminalità e occupazione abusiva.

Un progetto sostenuto da Regione Lombardia che ha investito 3 milioni di euro per garantire maggior ordine pubblico in uno dei quartieri storici della città, da anni dilaniato da degrado e violenza di strada.

Dopo i custodi arrivano i vigilantes per garantire più sicurezza

Per migliorare la sicurezza del quadrilatero tra Piazzale Segesta, Via Paravia, Via Zamagni, Via Mar Iorio e Via Aretusa fino a piazzale Selinunte, dopo i 45 custodi già operativi da tempo, nei giorni scorsi sono stati stanziati da Regione Lombardia i fondi per garantire una vigilanza armata 24 ore su 24.  Sarà sufficiente? Di sicuro è un primo passo, ma la strada è ancora lunga come ha spiegato alla stampa Matteo Mognaschi, Presidente di Aler Milano. «la sperimentazione  parte da San Siro ma sarà poi estesa ad altri quartieri periferici. L’iniziativa prevede non solo vigilanza armata, ma anche videosorveglianza 24 ore su 24 – spiega il Presidente Aler Milano -.  In questo modo  il territorio sarà presidiato oltre che con i city manager e i 45 custodi già presenti sul territorio, anche con le guardie giurate presenti 24 ore al giorno».

Case Aler alle forze dell’ordine

Vigilantes e sorveglianza non sono le uniche strategie attuate dalle istituzioni per rendere più sicure e “vivibili” le case popolari dei quartieri periferici; infatti, nei giorni scorsi Regione Lombardia ha messo a disposizione quattro alloggi Aler alla Polizia Penitenziaria in servizio al carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano. Quattro appartamenti situati nel quartiere Gratosoglio, in via Saponaro, che saranno abitati da personale di nuova assegnazione al carcere Beccaria.

Mix abitativo e sicurezza per migliorare i quartieri di Milano

Questa scelta, definita come segnale di sicurezza e legalità dall’assessore alla Casa e Housing Sociale di Regione Lombardia, Paolo Franco, dovrebbe avere due obiettivi: garantire un controllo silente, ma costante sul territorio e al tempo stesso risolvere il problema abitativo di chi lavora a Milano, ma non ha un reddito sufficiente per sostenere i costi di affitto di mercato. «Metteremo altre abitazioni a disposizione della Polizia penitenziaria e di tutte le forze dell’ordine attraverso un bando specifico, così da agevolare la loro permanenza sul territorio – ha dichiarato Franco -. L’iniziativa favorisce il cosiddetto mix abitativo nei quartieri e rappresenta un segnale tangibile nella direzione della sicurezza e della legalità. Anche attraverso azioni come questa stiamo contribuendo a cambiare il concetto di casa popolare, portando benefici alla qualità della vita di tutti i cittadini».

Perché  le forze dell’ordine devono stare nello stesso edificio

Il segnale è chiaro: rendere i quartieri periferici più sicuri e restituire alle case popolari una dignità che negli anni è andata perduta. In questa direzione, dunque, vanno letti gli interventi fatti da Regione Lombardia e Aler Milano. Ma sarà davvero così? Ad essere scettici sulla riuscita dell’operazione sono gli esponenti dell’opposizione che ricordano tentativi falliti fatti in precedenza . Ma dagli errori si impara ed infatti le nuove assegnazioni saranno fatte in modo da localizzare le famiglie delle forze  dell’ordine tutte nello stesso edificio. I primi quattro appartamenti a Gratosoglio saranno destinati entro fine mese, mentre altri 70 a Corvetto ora in ristrutturazione saranno disponibili nei primi mesi del 2025.

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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