Sono oltre 8 mila le tonnellate di amianto presenti a Milano. Una superficie di oltre 470 mila metri quadri da bonificare perché potenzialmente pericolose per la salute pubblica su un territorio che si estende per 181,76 chilometri quadrati. I dati, resi noti dallo Sportello Amianto Nazionale, riportano d’attualità il tema del killer silenzioso. Negli ultimi 20 anni è stato responsabile di oltre 7000 casi di mesotelioma pleurico solo in Lombardia, oggi epicentro della malattia con il 25% dei casi nazionali.

Il dramma delle case popolari

Buona parte dell’amianto da bonificare si trova in città, in edifici pubblici  fatiscenti o nelle case popolari. Solo qualche mese fa avevano raccolto l’appello di Antonella Musella, presidente della Social Street Gratosoglio e dei residenti delle case popolari costretti a convivere con l’amianto che ricopre i pilastri dei condomini. Una situazione che si protrae da anni e che ha costretto i cittadini a coprire con il cellofan i pilastri per salvaguardare la salute dei residenti.

 

Nascondere l’amianto non è la soluzione

Una scelta insensata dal momento che il cellofan si rompe e la polvere d’amianto viene trasportata dal vento fino ai vicini orti e al campo rom. «Abbiamo cercato in mille modi di farci sentire – ha raccontato ai microfoni di Obiettivo Milano, Antonella –. Ma senza ricevere alcuna risposta». Una richiesta reiterata diverse volte negli ultimi anni. «I morti per cancro in questi palazzi non si contano più – ha aggiunto un residente –. È una guerra contro un nemico invisibile che ci farà ammalare tutti».

Lo Sportello Amianto Nazionale per i cittadini

L’appello di tanti cittadini come Antonella ha dato vita allo Sportello Amianto Nazionale. Un’associazione di promozione sociale, senza scopo di lucro, che fornisce servizi e informazioni ai cittadini e alle pubbliche amministrazioni per rendere più efficace la gestione del rischio. Nato nel 2017, lo sportello oggi è presente in 1400 comuni italiani e gestisce una utenza di circa 6 milioni di cittadini.

 Le proposte dello Sportello Amianto Nazionale

«Lo Sportello Amianto Nazionale ha promosso  e costituito insieme a UNI (Ente Nazionale di Normazione) un comitato tecnico per colmare due lacune tutt’ora esistenti – spiega a Obiettivo Milano Fabrizio Protti, presidente dello sportello amianto nazionale -. Innanzitutto, serve una certificazione di indice di stato di  degrado univoca in tutte le regioni. Oggi, infatti, potrebbe accadere che un sito localizzato in un’area di confine tra due regioni sia considerato pericoloso nella parte localizzata sul suolo di una regione e non pericoloso per la parte localizzata nella regione attigua dove sono in vigore indici di valutazione differenti o addirittura  assenti. Quindi la prima esigenza che abbiamo posto all’attenzione del legislatore è la necessità di identificare i criteri per l’attuazione dell’indice di calcolo del degrado dei siti da bonificare. Il secondo elemento, ancora allo studio, riguarda le competenze minime necessarie per svolgere in tutta Italia la professione di Responsabile Rischio Amianto.

Come attivare la procedura

In attesa che questo percorso arrivi ad una regolamentazione scritta da UNI e Sportello Amianto Nazionale con il contributo dei migliori esperti italiani del settore, è bene sapere in cosa consiste una procedura di bonifica dell’amianto. Il DM 9/1994 prevede tre differenti modalità per la bonifica delle coperture in amianto friabile o compatta: rimozione, incapsulamento e confinamento.

Tre soluzioni per la bonifica

La rimozione consiste nello smantellamento delle parti che contengono amianto. Chi esegue l’intervento al termine della bonifica dovrà rilasciare al cliente la documentazione a norma di legge sul piano di lavoro effettuato e il certificato di smaltimento, oltre all’accettazione del rifiuto pericoloso da parte del centro in cui è stato destinato. In questo modo non sarà più necessaria alcuna manutenzione futura. Con la procedura di incapsulamento, invece, l’amianto viene sotterrato da prodotti ricoprenti che impediscono alle fibre di liberarsi nell’aria. Questo programma prevede successivi controlli e manutenzione. Il confinamento, infine, prevede un’ulteriore copertura sopra quella di incapsulamento che evita il degrado e la dispersione nell’aria delle fibre di amianto.  Regione Lombardia ha fissato come termine per la rimozione totale dell’amianto il 2032.

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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