I ragazzi dell’Istituto Gaetana Agnesi di Milano hanno tra i 17 e i 18 anni, frequentano la classe 4aB del liceo scienze umane. Dopo un breve incontro nella loro scuola decidono di aderire al progetto di Obiettivo Milano e di indossare i panni dei reporter per qualche giorno. Scrutano, analizzano,
si interrogano e fotografano il territorio, in piccoli gruppi o singolarmente.

Due anime

C’è chi abita nella zona e chi arriva da fuori, tutti mostrano grande interesse e lo confermano quando raccontano il Municipio 5 dalla loro prospettiva di generazione giovane, dinamica e soprattutto idealista. «Movimentata, lavoratrice, accessibile, frequentata, vivace, solidale, abitata da persone gentili e simpatiche; ma anche, in alcuni quartieri, poco pulita, rumorosa, caotica, fatiscente, insicura, difficilmente raggiungibile nelle zone periferiche: sono gli aggettivi che caratterizzano le due “anime” della Zona 5 di Milano, le dimensioni che si avvicendano nei quartieri», raccontano d’impeto in classe. Ma non si sono fermati ad una prima analisi superficiale, hanno cercato di andare a fondo, per conoscere e spiegare come vedono le criticità e come vorrebbero migliorarle. «In alcuni tratti, basta girare l’angolo – ammettono -, cambiare via per ritrovarsi in un palcoscenico differente: le luci e le vetrine cedono il posto al grigiore e all’abbandono».

Una ricerca a tutto campo

L’indagine è stata realizzata attraverso interviste fatte a giovani di età compresa tra i 16 e i 19 anni (4 maschi e 12 femmine) residenti in un’ampia area cittadina che sta a sud del centro storico e comprende Porta Ticinese, Porta Lodovica, Vigentino, Chiaravalle e Gratosoglio. «Sono quartieri antichi
e di più recente costruzione che presentano diverse connotazioni dal punto di vista sociale, culturale, storico e architettonico, per cui risulta difficile riscontrare un’unica identità – spiegano i ragazzi dell’Agnesi -. Palazzi e monumenti convivono formando uno scenario variegato che ci racconta stralci
di storia, da quella più remota a quella più recente: l’abbazia di Chiaravalle del XII secolo, la Darsena voluta dal governo spagnolo all’inizio del 1600, Porta Ticinese, via d’accesso alla città per chi proveniva da sud, sorta lungo i bastioni spagnoli. E poi, la vecchia e nuova edilizia popolare: le case di ringhiera
di corso San Gottardo dell’inizio del Novecento, il quartiere Missaglia costruito alla fine degli anni ’60; Gratosoglio, che ha accolto la migrazione dei lavoratori del Sud nei primi anni ‘60, il quartiere Stadera, le cui prime costruzioni per le fasce più povere della popolazione risalgono agli anni ‘20 del Novecento».

I giovani ascoltano gli anziani

La memoria storica del Municipio è conservata nelle parole degli anziani che da sempre abitano i quartieri e con grande entusiasmo hanno accolto l’invito degli studenti a ricordare: «Al posto del parco Baravalle c’erano case basse a due piani; dove ora c’è il Municipio c’era un campo da basket, mentre la sede oggi della scuola di Direzione Aziendale della Bocconi era una scuola cattolica». «Non c’erano tanti locali come ora, era soprattutto una zona industriale e commerciale, prima era percepita come una zona vecchia, adesso con l’Università è riqualificata», raccontano i nonni che abitano lì da più di mezzo secolo.

Il Naviglio cuore del Municipio

«Negli anni poi la città ha avuto una trasformazione per rispondere alle nuove esigenze, è cresciuta, si è evoluta ed ha accolto abitanti provenienti dal sud – spiegano in maniera analitica i liceali -. Ma è rimasta l’acqua il cuore del Municipio 5. Il Naviglio, quel fluido filo conduttore che ha collegato nel corso dei secoli con le sue complesse vie e i canali il borgo cittadino alla campagna, la città alla terra produttiva oltre le nebbie della “Baia del re”, facilitando le operazioni commerciali che a partire dalla Darsena arrivavano fino a Pavia».

Cultura e solidarietà fiori all’occhiello del Municipio 5

Dalle interviste realizzate si delineano con chiarezza gli elementi di orgoglio e le caratteristiche positive
della zona, ma anche i punti dolenti e i nervi scoperti della vita quotidiana, visti con gli occhi dei più giovani. E soprattutto vengono suggerite possibili soluzioni per migliorare la qualità della vita. I ragazzi di Zona 5 sono orgogliosi delle strutture culturali, dall’Auditorium di Milano alla Fondazione
Prada, passando per Musicopoli a Gratosoglio, per le biblioteche e per l’Università Bocconi, percepita come “prestigiosa” e “rinomata”. «Un secondo motivo di orgoglio – spiegano -, la presenza di numerosi centri di solidarietà impegnati per contrastare le disuguaglianze e l’emarginazione: come l’Opera Cardinal Ferrari, il dormitorio pubblico di viale Ortles per persone senza dimora, Il Pane Quotidiano». Per gli intervistati sono realtà che, permettendo di aiutare chi è in difficoltà tramite il volontariato, contribuiscono a sentirsi parte di una comunità.

Oratori e parchi luoghi da preservare

«Al terzo posto tra i motivi di vanto della Zona 5 la presenza di luoghi di divertimento, ma anche di socializzazione per i giovani, tra i quali gli oratori, e di parchi (Baravalle, Ravizza, Boeri) caratterizzati anche da attrezzature adatte al divertimento dei bambini. Risulta inoltre appetibile perché ben servita dai mezzi di trasporto pubblici, che collegano con facilità i quartieri con il centro e altre parti della città, e comoda per numero di esercizi commerciali e servizi sociosanitari e ospedalieri disponibili». Eppure, negli occhi degli studenti dell’Agnesi c’è molto da fare per migliorare le zone di degrado.

Al posto della fabbrica un hub per nuove forme di socialità

Proprio loro ci suggeriscono di non nascondere la polvere sotto il tappeto quando si parla di case fatiscenti. La fabbrica che confina con il giardino della succursale in via Carlo Bazzi è abbandonata, a rischio di inquinamento delle falde acquifere e amianto e allora, proprio dai ragazzi della 4a B è arrivata l’idea di creare un hub per sperimentare una nuova forma di socialità: «La nostra generazione è assuefatta dal telefono cellulare – ammettono -, potremmo creare un luogo neutro in cui lasciare fuori dalla porta ogni strumento digitale così da liberarci da quella che per molti oggi è una vera e propria dipendenza e questo edificio, per posizione e dimensione, sarebbe ideale». Non è l’unico sogno che hanno gli studenti dell’Agnesi.

Mahmood simbolo del riscatto

La Milano del futuro dovrebbe essere un luogo più sicuro «dove le ragazze possano andare in strada senza incorrere in episodi di molestia e rientrare a casa la sera tranquille anche in periferia – dicono in coro – e ancora per rimanere nel nostro territorio, sarebbe necessario migliorare la pulizia dei quartieri e potenziare i mezzi di comunicazione per accorciare le distanze con il centro». A riqualificare l’immagine della periferia più a sud di Milano, in attesa di un intervento delle istituzioni, invece, ci ha pensato Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, 28 anni, nato a Milano da padre egiziano e madre italiana, cresciuto nel quartiere Gratosoglio che rappresenta «il simbolo del riscatto».

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *