L’integrazione tra italiani e stranieri che manca in molti angoli del municipio 7 sembra essere riuscita al Cav Ambrosiano (Centro di aiuto alla vita) di via Tonezza 3. Un luogo in cui sono cadute le barriere culturali per accogliere nel miglior modo possibile le nuove vite. Una integrazione che si respira già all’ingresso del cortile che ospita da qualche mese la nuova sede dell’associazione. Tutti i cartelli sono in duplice lingua, italiano ed arabo. <<Le nostre mamme provengono per lo più dal mondo arabo – spiega Alessandra una volontaria che presta servizio al Cav un paio di volte la settimana – oggi sono 175 le straniere che seguiamo dalla gravidanza ad un anno di età del piccolo. Le italiane sono dieci e questo rappresenta uno spaccato di società che sta cambiando e che dobbiamo essere in grado di gestire. Per ognuna di loro abbiamo un progetto personalizzato con il supporto di assistenti sociali, operatori formati e mediatori culturali. Gli incontri si svolgono durante la gravidanza una volta ogni quindici giorni e dopo una volta al mese fino al compimento del primo anno di età del bambino. Poi molte di loro rimangono in contatto con noi, anzi diventano parte attiva del centro>>. Mamme prima ospiti, poi volontarie del centro. <<Proprio la consapevolezza di poter dare e non solo ricevere è il motore della nostra iniziativa che oggi è guardata con interesse anche in Europa -prosegue Alessandra – da noi le mamme ricevono aiuti materiali, passeggini, tutine, cibo (grazie ad una convenzione con il banco alimentare), ma offrono le loro esperienze ad altre mamme, danno consigli alle future mamme, e quando i loro bambini sono cresciuti riportano indietro quanto ricevuto, dimostrando di averlo conservato con cura e attenzione. Ci ritornano tutine e passeggini lavati, profumati come nuovi. Un’attenzione che dimostra una volontà di integrazione spesso non percepita in altri ambienti. Le donne straniere, soprattutto giovani che vivono a Milano vogliono imparare la lingua, le abitudini e fare amicizia con le altre donne, di tutte le nazionalità. Cosa abbiamo bisogno? Di mediatori culturali perché solo così potremmo abbattere le barriere che ancora ci sono>>. Un segnale positivo che parte dalle donne e che ritroviamo in altre donne del Municipio.