.Sonia Ribera è il direttore dei servizi territoriali dell’Azienda Sociosanitaria del grande ospedale metropolitano Niguarda. Siamo a villa Marelli, edificio storico che ha iniziato il suo percorso
con attività di tipo sanitario 90 anni fa ed è da sempre uno dei punti di eccellenza dei consorzi provinciali anti-tubercolosi.
Villa Marelli ha ottenuto questa opportunità nel corso degli anni. Ancora adesso è un centro di riferimento importante grazie alla struttura di tisiologia clinica. «Si occupa di prevenzione sul territorio – ci racconta Sonia nel suo ufficio a piano terra della storica villa -, però nel tempo ha
diversificato ed ampliato l’attività ad altre malattie di tipo polmonare cronico. Verso la fine degli anni ‘70 sono comparsi i servizi dedicati alla cardiologia».

Con la  legge del 78 villa Marelli diventa un faro per il territorio

Nel 1978 la legge di riforma sanitaria ha sciolto i consorzi, ma l’attività a villa Marelli è rimasta, sia per quanto riguarda le patologie di tipo polmonare che cardiologico, e le competenze si sono ampliate finché nel 1998 il servizio è confluito nell’azienda ospedaliera Niguarda che poi è diventato Asst.
In seguito, con la legge 23 è stato modificato il modello sociosanitario regionale e villa Marelli è diventata uno dei punti del presidio socioassistenziale territoriale grazie alla sua vocazione verso il mondo del sociale, presente da oltre 85 anni.

Lotta alla tubercolosi

«Con il fenomeno dell’immigrazione, il problema della tubercolosi si è presentato in maniera importante – analizza il direttore dei servizi territoriali di Niguarda -. Non si può pensare di affrontare patologie di questo tipo senza mettere in atto politiche di prevenzione e senza occuparsi di problemi sociali da cui le comunità di migranti sono flagellate, perché il contesto condiziona molto sia le patologie che il modo in
cui vengono trattate».

Fast track e modello di integrazione

Oggi è uno dei pochi fast track presenti a Milano e rappresenta un modello di integrazione tra la sanità ospedaliera e territoriale. «Un’esperienza unica sul territorio – sostiene Ribera -, che dà la possibilità entro 48 ore, massimo 72 nei casi più complicati, di gestire tutti gli aspetti diagnostici del paziente
Covid all’interno di villa Marelli. Oltre ai servizi ambulatoriali abbiamo anche la diagnostica radiologica e laboratoristica, abbiamo aperto un centro prelievi e facciamo indagini ecografiche cardiologiche e polmonari. Quindi siamo in grado di rispondere, dal punto di vista diagnostico, a tutte le esigenze del
paziente affetto dal Covid 19».

Infermieri di comunità ponte tra ospedale e territorio

L’esperimento, avviato alla fine di novembre, è perfettamente riuscito grazie soprattutto agli infermieri di comunità, figure di riferimento sempre presenti che fanno da ponte tra professionisti ospedalieri, medici di base e territorio. «Si tratta di una realtà importante – riprende il direttore dei servizi territoriali di Asst Niguarda -. Ci ha permesso di avvicinare la cittadinanza e stringere rapporti di collaborazione con i medici di medicina generale. Abbiamo poi avuto la possibilità di ristrutturare un’ala e di assegnarla ad una sezione di medici di base. Questa scelta di collocare una serie di servizi in una logistica di prossimità dovrebbe essere funzionale poi per realizzare percorsi di integrazione. Noi speriamo che, superato il periodo più acuto della pandemia, si sviluppino tutti i progetti di integrazione affinché possiamo farci carico della popolazione fragile, come era stato progettato nel 2019».

Punto di riferimento per pazienti Covid non ospedalizzati

Dai laboratori per i tamponi, alla centrale di monitoraggio degli infermieri di famiglia, fino ad un nucleo Usca attivato alla fine di gennaio, villa Marelli, già centro di eccellenza per la lotta alla tubercolosi, oggi è un punto di riferimento importante per la cura di patologie croniche oltre che di gestione dei pazienti Covid non ospedalizzati. «La centrale di monitoraggio dallo scorso novembre – spiega Ribera – si occupa di gestire i pazienti Covid segnalati da ATS Milano e dai medici di medicina generale anche a domicilio. Noi abbiamo aperto un laboratorio dedicato in una zona separata con un percorso protetto».
La procedura prevede che gli infermieri di famiglia ricevano la segnalazione dal medico di medicina generale o da ATS, contattino il cittadino per una valutazione del suo stato clinico. In base alle risposte che ricevono, decidono se è sufficiente un monitoraggio di tipo telefonico o se il paziente debba accedere al laboratorio fast truck. Lì prestano servizio cardiologi, pneumologi e, in questa seconda fase della pandemia, anche infettivologi.

Centro vaccinale tra i più attivi

«Abbiamo la possibilità di effettuare tutta la diagnostica strumentale in modo da valutare la compromissione respiratoria del paziente affetto da Covid-19 – aggiunge Sonia Ribera -. In ultima analisi abbiamo la campagna vaccinale che impegna quasi a tempo pieno le Usca e in gran parte gli infermieri di famiglia. Siamo riusciti ad organizzarci, grazie anche ai rapporti di collaborazione in essere, in maniera efficiente e abbiamo ad oggi vaccinato tutti gli over 80 del Municipio 9 e gran parte dei disabili».

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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