Ridare dignità alla periferia è uno degli obiettivi dei comitati che abbiamo incontrato nel nostro viaggio tra i quartieri di Milano. Lavorano sul territorio e, per essere maggiormente ascoltati, da anni cercano di fare rete.

Trentaquattro anni di impegno

Un coro a più voci che si leva da tutti gli angoli di Milano con l’obiettivo di rendere migliore la vita dei residenti. È quanto stanno cercando di fare da 34 anni i membri del comitato Comasina nato nel 1987 in occasione dei trent’anni del quartiere operaio, che ha visto la luce nel 1957 per l’arrivo dei tanti lavoratori delle fabbriche provenienti dal sud e dal Veneto. «Nell’occasione il parroco organizzò una festa e iniziò a prendere corpo l’idea di costruire un quartiere autosufficiente, che fosse anche un centro di socialità – racconta il presidente Angelo -. Qualche tempo dopo, alla morte del parroco, il progetto venne ripreso con l’intento di costruire case nel verde che potessero garantire spazi aperti con aree giochi per i bambini».

Parrocchia centro di aggregazione per i ragazzi

«Ciò che accadde è qualcosa di incredibile. In 22 mesi furono costruiti 2500 alloggi, dopodiché iniziarono gli insediamenti e il quartiere prese forma. La parrocchia divenne il punto di aggregazione per i ragazzi, mentre al contempo nacquero due centri sociali che arrivarono ad ospitare anche cento persone. Si consumarono dibattiti e dal confronto di idee venne creata la scuola di apprendistato. L’istituto accoglieva ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia per formare personale per le aziende del territorio, come Pirelli e Breda. Un albergo affacciato su piazza Gasparri divenne la loro casa, mentre per chi era analfabeta fu istituita la scuola popolare».

Vallanzasca scomodo vicino

Un’inchiesta tra i giovani del tempo (anni ’70 e ’80) rivelava tutti i disagi di una generazione che aveva in Vallanzasca e nella malavita organizzata un cancro metastatico da estirpare.

«Vallanzasca è ancora oggi il volto della Comasina di quegli anni, eppure ironia della sorte non abitava neppure qui – sottolinea Angelo -. Lui era di via Porpora, ma aveva la fidanzata e gli amici nel quartiere e la sua storia a distanza di tanto tempo è ancora associata a questo territorio. Di sicuro quelli furono anni duri per tutti». Il comitato crebbe dapprima nell’orbita della parrocchia, per poi staccarsi ed acquisire una propria identità con l’intento di riscattare il quartiere e migliorarne la vivibilità.

Piazza Gasparri cuore della Comasina

Oggi, come allora, tutto ruota intorno a piazza Gasparri che è il cuore della Comasina e la riqualificazione deve partire da lì. «Le case popolari un tempo erano gestite tutte da Aler, ma negli anni molte sono state vendute. Quelle rimaste in gestione al pubblico si sono via via deteriorate per mancanza di risorse e di manutenzione ordinaria. Risultato: il degrado è diventato sempre più evidente. Oggi ci sono palazzine private con una buona manutenzione ed altre completamente abbandonate, o occupate. Sarebbe stato opportuno gestire meglio la vendita delle case Aler – ammette Angelo -. Certo, rispetto ad altre zone di Milano, siamo anche fortunati, ma là dove non ci sono appartamenti privati la situazione è precipitata, in particolare durante il lockdown. Abbiamo sollecitato Aler ad intervenire con una manutenzione ordinaria, approfittando dei fondi messi a disposizione nel super bonus previsto dal decreto rilancio».

«Il dialogo la nostra arma migliore, la piazza il nostro terreno di confronto».

«Il nostro impegno in questo senso non è mai mancato, ma non abbiamo scelto la via della protesta in piazza o dei grandi proclami – ribadisce a più riprese Angelo -. Piuttosto abbiamo sempre agito appellandoci alla pazienza, se ci prendiamo a cuore una causa non ci arrendiamo finché non abbiamo portato a termine la mission. Abbiamo fatto così con la casa albergo e ancora lo stiamo facendo su altri fronti, il dialogo è la nostra arma migliore, la piazza il nostro terreno di confronto. Abbiamo agito con la stressa modalità anche per l’ufficio postale che secondo le disposizioni nazionali avrebbe dovuto essere chiuso, ma noi ci siamo opposti e siamo riusciti a mantenerlo». Un comitato attivo che negli ultimi dieci anni ha messo in rete le associazioni per sostenere progetti e durante il lockdown ha mantenuto alta l’attenzione su infrastrutture e servizi.

By Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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