Marco, (nome di fantasia) ha 52 anni ed oggi è un disabile. Ha un problema di disabilità cognitiva dovuto ad un grave incidente di cui è stato vittima nel 2001. Laureato in Ingegneria Aerospaziale, il giovane sognava di andare in America, alla Nasa. Invece la vita per lui ha in serbo ben altro. Lo racconta lo stesso protagonista in una lettera che scrive a Obiettivo Milano nella speranza di avere ancora un futuro, trovare un lavoro che lo gratifichi e gli restituisca autostima e fiducia in sé stesso.

Il sogno spezzato

«Una bella sera d’estate, mentre ero in moto, un’auto mi travolge ed io verso in uno stato di coma – scrive Marco -.Per cinque anni perdo la memoria; i restanti dieci li trascorro a fare fisioterapie motorie e cognitive. Non lavorerò mai come ingegnere e la mia nuova quotidianità da disabile trascorre negli ospedali, fino a quando riesco a riprendere in mano la mia vita. Cerco allora una nuova normalità, ma non riesco a trovare lavoro».

La nuova vita da disabile

Marco supera ostacoli impensabili, non ha disabilità fisiche, ma è disabile cognitivo. Per questo non riesce a ricollocarsi nel mondo del lavoro. Quella professione che tanto aveva inseguito, non fa più per lui, eppure non si perde d’animo. «Faccio corsi su corsi, prima d’inglese, poi di informatica; lavoro un anno in Comune, senza in realtà svolgere alcuna mansione (in pratica mi facevano scaldare la sedia) – evidenzia nella sua lunga lettera -. Poi per 5 anni faccio il receptionist presso un’azienda americana. Mi interfaccio con stranieri e parlo per buona parte del tempo in inglese, che conosco abbastanza bene (anche perché ho fatto l’Erasmus e molti viaggi in Paesi anglosassoni)».

Mobbing e bullismo

Quando sembra che la vita di Marco ricominci ad avere un senso, qualcosa getta  nello sconforto il giovane ingegnere disabile. «Collaboro con colleghe che mettono in dubbio continuamente il mio operato e questo mi crea grandi stati d’ansia e senso di inadeguatezza – aggiunge – Allora dimentico alcune cose, o non riesco a rispondere in maniera rapida ai loro “comandi”.
L’azienda esternalizza il servizio in cui lavoro e mi cambiano funzione. Inizio a fare il fattorino e per buona parte del tempo sono alla guida di un furgoncino».

L’incidente lascia danni cerebrali, Marco si ritrova disabile

Dopo l’incidente Marco ha riportato  solo danni cerebrali, nessun danno motorio né fisico.
«Ho problemi di memoria, difficoltà di concentrazione e la mia personalità – a quanto dice la mia famiglia – è cambiata. Mi rendo conto di essere cambiato, e questo mi porta ad isolarmi dalla società e dagli amici. Così mi chiudo e frequento solo i miei genitori. Sento di aver perso l’autostima e spesso mi sento un fallito».

Addio anche al lavoro da fattorino

Il giovane ingegnere un giorno poi è costretto anche ad abbandonare il posto da fattorino perché «Dopo ore di lavoro incessante e incalzante da parte dei capi (in poco tempo dovevo attraversare la città), mi è capitato di avere un colpo di sonno – ammette -. Dopo l’incidente mi accorgo che tendo a stancarmi più facilmente e devo trovare perciò un lavoro consono alle mie nuove capacità residue».

In ospedale non c’è posto per un lavoratore disabile

Grazie ad un amico trova un lavoro in ospedale, dove si occupa di sterilizzazione. «Purtroppo anche qui dopo poco tempo l’appalto viene affidato ad un’altra ditta ed io vengo messo a pulire i giardini. Reputo che tutti i lavori siano dignitosi, ma la mia autostima ne risente ogni giorno di più. Ho studiato una vita per ottenere cosa in Italia? Leggevo che nel nostro paese ci sono leggi che tutelano i lavoratori disabili. Addirittura uffici collocamento appositi che consentono di trovare lavoro in base alla propria disabilità. Non è la mia esperienza».

Dove sono gli uffici di collocamento per disabili?

Marco fa numerosi colloqui, senza percorrere strade diverse da altri candidati  e ovviamente viene scartato. «In Italia non esiste un aiuto concreto per persone come me. L’unica cosa che resta da fare è rassegnarsi? Davvero devo far sì che le mie potenzialità residue restino inespresse, accanto alla laurea conseguita anni fa? Il mio sogno era fare il pilota di elicotteri, argomento peraltro di tesi. Io sono – nonostante tutto – una persona gioiosa, solare. Conosco bene l’inglese e utilizzo diversi programmi informatici. Ma nessuno si sofferma a valutare queste “competenze” derivanti da persone “diverse”. Probabilmente dovrei svolgere lavori ripetitivi. Ma che possano farmi recuperare la dignità di persona che ho perso», conclude Marco. Chissà se il grande cuore di Milano che tante volte ha cambiato il destino di chi era in difficoltà, possa -anche questa volta – fare un piccolo grande miracolo di Natale. Noi ci crediamo.

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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