Melchiorre e Gabriella Scrimieri, presidente di Ali di Leonardo

Curare il prossimo è la loro mission, ma questa volta l’associazione Ali di Leonardo con la presidente Gabriella Scrimieri sta facendo molto di più. Sta cercando di far avere la residenza  ad un uomo italiano di 69 anni finito in strada dopo aver perso il lavoro. Oggi necessita di un intervento salvavita a causa di un aneurisma cerebrale. Lui è Melchiorre, siciliano di nascita, ma milanese d’adozione e questa è una corsa contro il tempo che l’associazione Ali di Leonardo sta facendo per salvargli la vita.

Clochard per forza

«Qualche mese fa si è presentato al nostro ambulatorio di Ponte Lambro per un controllo medico – dice Gabriella -. Una visita di routine è bastata ad accendere un alert ed attivare una rete di mutuo soccorso intorno a quest’ uomo senza fissa dimora». Per la presidente dell’associazione Ali di Leonardo,  impegnata con diversi colleghi  in un progetto di assistenza sanitaria per gli ultimi, questa è l’ennesima sfida. Ancora più grande perché  Melchiorre ha la vita appesa ad un filo.

Mani congelate e malnutrito

«Quando è venuto a trovarci aveva le dita delle mani cianotiche per il freddo – prosegue la presidente dell’associazione – i valori della pressione sanguigna molto alti e un evidente stato di malnutrizione. Ci siamo subito attivati per cercare di dare a quest’uomo, finito ai margini della società, un luogo caldo dove poter vivere. Ci è venuta in aiuto la Croce Rossa di Agrate che ha accolto Melchiorre in un container riscaldato. Noi di  Ali di Leonardo ci siamo attivati per le cure quotidiane e la rilevazione dei parametri vitali».

Senza residenza rischia la vita

Una rete di volontari che da dicembre non ha più lasciato solo Melchiorre, neppure durante le feste di Natale. Proprio nella giornata del 26 dicembre durante una visita di una volontaria dell’associazione, Melchiorre mostra difficoltà nell’esprimersi. «Una collega infermiera che era andata a fare le consuete medicazioni all’uomo, mi ha contattata il giorno di Santo Stefano per avvisarmi che faceva fatica a parlare. Ho subito capito che si trattava di un ictus ed ho chiamato il 112. L’uomo è stato ricoverato nel reparto Stroke Unit dell’ospedale di Vimercate dove è rimasto per circa una settimana. Durante la degenza, che ha permesso di risolvere in maniera favorevole il decorso dell’ictus,  è emersa  però la presenza di un aneurisma dell’arteria comunicante anteriore, a rischio rottura, e dunque da operare con urgenza».

Una vita in pericolo

La data dell’intervento è fissata per il 20 febbraio all’ospedale San Gerardo di Monza, ma l’uomo non ha la residenza in alcun luogo. Il comune di Agrate, dove oggi è ospite della Croce Rossa, dapprima non ha accolto la sua richiesta di residenza fittizia, poi ha cambiato idea, ma l’uomo vive in un container e sembrano non esserci case disponibili per lui.

Perché è difficile trovare casa a Melchiorre?

Perché sembra impossibile trovare una residenza a quest’uomo italiano che ha sempre lavorato ed ha pure una pensione? Questa domanda rivolta alle istituzioni non trova risposta. «Sembra incredibile che una società disposta ad accogliere immigrati, a dare assistenza a chi arriva da diverse parti del mondo, non possa offrire a quest’uomo, onesto lavoratore, pure con una modesta pensione, un luogo dove poter vivere e mettere la residenza per fare un intervento così delicato – fa notare Gabriella -. Dove finiscono i soldi del  Fondo Nazionale per la Lotta alla Povertà  che i comuni ricevono  per far fronte a situazioni come quella di Melchiorre?».  Il tempo stringe, Gabriella ha mosso anche la politica per cercare di trovare una soluzione, ma fino ad oggi non è stato fatto alcunché. «Mi auguro che il problema si risolva in tempo perché se Melchiorre dovesse morire qualcuno dovrà rispondere di queste lungaggini», conclude.

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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