Nonostante le campagne lanciate dalle istituzioni (Regione Lombardia in primis) gli italiani fanno poca prevenzione. La principale causa è rappresentata dai tempi di attesa troppo lunghi. Un gap già noto e discusso a cui da qualche settimana si è aggiunta una nuova difficoltà. La prescrizione di esami e visite specialistiche da parte dei medici di Medicina Generale, chiamati a ridurre del 20% le prestazioni ritenute inutili.

Il 41% degli italiani è attento alla salute, troppi costretti a rinunciare

La ricerca  di Osservatorio Sanità di Uni Salute ha coinvolto un campione rappresentativo di 1200 persone. Il 41% ha dichiarato di monitorare la propria salute con controlli regolari. Un numero però destinato a scendere a causa di liste d’attesa interminabili. (Quattro intervistati su dieci hanno affermato di essere disposti a fare più controlli, se i tempi di attesa si accorciassero e il 22% se ci fosse più disponibilità di date e orari). Dando uno sguardo più attento alle statistiche emerge che il 93% degli italiani si è rivolto al medico di base almeno una volta nel 2023. Quattro italiani su cinque hanno svolto esami del sangue, ma solo uno su tre ha fatto una visita specialistica. In particolare non si fanno visite odontoiatriche, visite dermatologiche per il controllo dei nei e una donna su quattro non va dal ginecologo da almeno tre anni e non effettua un pap-test con regolarità.

Il monito di Ali di Leonardo «Costi elevati e liste d’attesa frenano la volontà di fare prevenzione»

 «Numeri e stime che evidenziano una volontà di fare prevenzione, frenata però da liste d’attesa lunghe e costi elevati», dice Maria Gabriella Scrimieri, coordinatore infermieristico e Presidente dell’Associazione Ali di Leonardo che da un anno offre un servizio di assistenza gratuito per gli abitanti delle case popolari di Milano. Proprio Gabriella che vive quotidianamente a fianco dei pazienti pone l’attenzione su un altro problema che sembra essere il nuovo deterrente alla prevenzione: il taglio del 20% imposto dal Governo ad esami e visite specialistiche. Secondo quanto riportato da Il sole24ore lo scorso 28 aprile, infatti, si punta a ridurre le liste d’attesa e lo spreco di denaro pubblico intervenendo anche sulle ricette dei medici: troppe prescrizioni di visite ed esami non necessarie ingolfano il SSN e allungano la coda degli italiani che aspettano di curarsi. Risultato? Nel decreto atteso in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni uno dei capitoli più importanti riguarderà l’“appropriatezza prescrittiva”, ovvero arginare le troppe ricette dei medici di famiglia, ma anche degli specialisti. L’obiettivo dunque è ridurre uno “spreco” quantificato in 10 miliardi l’anno.

 Un 20% di esami e visite da tagliare

Questo il diktat ricevuto dai medici di Medicina Generale per far sì che si possano tagliare esami e visite inutili. Peccato che a farne le spese saranno ancora una volta i cittadini a cui prima viene chiesto di fare prevenzione e poi però di non fare esami e visite, neppure se richieste dallo specialista.

Prevenzione sì ma meglio se a pagamento

«Tra le righe si legge: va bene fare prevenzione ma meglio se fatta a pagamento – aggiunge Maria Gabriella Scrimieri – .Infatti in base al bacino dei pazienti ogni medico di medicina generale avrà un tetto da non sforare. In caso di superamento si accenderà un alert e la Regione potrà chiedere spiegazioni al medico sulla cui testa ci sarà una spia rossa per capire le ragioni di tante ricette prescritte. Non è da escludere sanzioni o segnalazioni alla Corte dei conti per i medici iper-prescrittori».

La voce dei pazienti

Elisa 22 anni e un sospetto morbo di Crohn da diagnosticare nel 2025

L’associazione Ali di Leonardo proprio in queste ore sta raccogliendo la testimonianza di alcuni cittadini costretti a fare i conti con i tagli delle prescrizioni fatte da medici e specialisti se pur ancora in sordina. «Il SSN ha lasciato tanti pazienti in balia della malattia che li affligge, senza dare alcun segnale di sostegno e speranza – lamenta Gabriella -. Vi porto tre casi emblematici, ma sarebbero molti di più da segnalare». Elisa (nome di fantasia) è una giovane donna di 22 anni. Da diversi mesi accusa dolori e tensione addominale, dissenteria, ne consegue astenia, dimagramento, disidratazione. Il suo medico curante sospettando una intolleranza alimentare le prescrive diversi esami ematochimici, più un’ecografia all’addome con studio delle anse intestinali. Elisa riesce ad eseguire gli esami ematici, ma non l’ecografia. Il numero verde di Regione Lombardia dice che non ci sono disponibilità fino al 2025, anno in cui potrebbe trovare uno slot disponibile in provincia di Bergamo.

Disponibilità solo a pagamento

La disponibilità è immediata se a pagamento. Il costo è di 230 euro. Al momento Elisa non dispone di una somma così importante e per questo decide di rinunciare. Spera che i sintomi possano risolversi da soli. «La sua sintomatologia fa pensare al morbo di Crohn -puntualizza la presidente dell’associazione Ali di Leonardo -. Si tratta di un’infiammazione cronica dell’intestino che potrebbe nel tempo provocare un evento acuto come peritonite o infezioni generalizzate. Elisa prega che questo non accada».

Francesca esami da rifare, ma non si può anche se lo specialista sospetta una malattia autoimmune

Francesca (nome di fantasia) è una donna di 52 anni, professionista. Dopo aver fatto due dosi di vaccino e il Covid si accorge della presenza di piccoli granuli nei capillari di mani e piedi. Sono dolorosi e assumono un colore rosso emorragico a formare dei lividi. Francesca spaventata si rivolge ad uno specialista reumatologo, il quale la sottopone ad una serie di esami ematochimici. Gli esami alterati confermano il sospetto dello specialista.  Si tratta di un problema di coagulazione con possibile formazione di trombi da inquadrare in una malattia autoimmune. Per questo lo specialista reputa necessario approfondire il quadro clinico con ulteriori esami. Francesca si rivolge al medico di medicina generale per la prescrizione, ma le viene risposto che ha appena eseguito degli esami ematici e quindi il curante rifiuta di produrre le impegnative. «Non è bastato sottolineare i sospetti dello specialista – fa notare Gabriella -. Francesca è dovuta tornare dallo specialista per avere la prescrizione degli esami. I difetti di coagulazione e la possibilità di aver sviluppato dei trombi non lasciano tranquilla Francesca, ma nulla è servito a convincere il medico curante».

Angelo un sospetto adenoma ma il medico preferisce non fare l’ecografia con ago aspirato, troppo costosa

Angelo (nome di fantasia), è un uomo di 47 anni, da circa due mesi dietro l’orecchio ha una massa che con il tempo si è ingrandita. Si rivolge allora ad uno specialista otorino che gli prescrive una ecografia eco guidata con ago aspirato, ma il curante disattende le indicazioni dello specialista e gli prescrive una ecografia semplice. «Dice che quella con ago aspirato costa troppo e potrebbe essere una prestazione inutile», sottolinea Gabriella. Angelo insiste, ma nulla fa cambiare idea al medico curante.  Angelo prenota un’ecografia semplice e la esegue. L’ecografista gli riferisce che potrebbe trattarsi di un adenoma (tumore benigno), ma per accertarlo occorre eseguire l’ago aspirato. Inoltre, rimprovera Angelo per il troppo tempo perso. «Angelo è il paziente e non può sapere, ma il medico curante sì», rimarca la Presidente di Ali di Leonardo. A questo punto, Angelo cerca di prenotare l’esame. In tutta la Lombardia non ci sono disponibilità con il Sistema Sanitario Nazionale prima di luglio 2024, nonostante l’urgenza. Disperato si rivolge al privato convenzionato dove trova disponibilità in meno di dieci giorni ma al costo di 430 euro.

Prevenzione sempre meno se le spie sono rosse

«Cosa hanno in comune i tre pazienti? – fa notare Gabriella -. Sono vittime inconsapevoli di una politica di tagli che per ridurre le liste d’attesa cerca di limitare esami specialistici, anche dove sarebbero necessari e urgenti. Mette spie rosse sulla testa dei medici di medicina generale e sanzioni a curanti ritenuti iper-prescrittori. Tutto questo cosa andrà a generare? Terrore nei medici, rabbia nei pazienti e se qualcosa andrà storto chi avrà la responsabilità della salute dei cittadini?» conclude Scrimieri aprendo una voragine nella già fragile sanità italiana.

 

 

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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