Un valido  deterrente all’isolamento sociale dei giovani? I giochi da tavolo. La conferma è arrivata dal Festival Gioca-MI, organizzato da Fondazione De Marchi in collaborazione con l’ufficio scolastico territoriale. L’evento, giunto alla quarta edizione, ha visto nella giornata conclusiva, lo scorso 4 maggio, una grande partecipazione pubblico. Nel Cortile della Rocchetta, all’interno del Castello Sforzesco, medici e psicologi hanno allertato genitori e insegnati sulle problematiche relative anche all’abuso degli strumenti digitali.

Isolamento sociale perché?

Nella suggestiva cornice del Castello Sforzesco i bambini si sono misurati con giochi di ieri e di oggi per comprendere l’importanza dello stare insieme e prevenire l’isolamento sociale. «Sempre più ragazzi tendono ad isolarsi, si chiudono nelle loro stanze,  trovano nei social gli unici  strumenti di comunicazione – ha sottolineato Francesco Iandro, direttore esecutivo di Fondazione De Marchi -. In questo modo finiscono con allontanarsi ancora di più dal mondo reale. Un problema che anche la scuola avverte». Complice il Covid la situazione è ulteriormente peggiorata negli ultimi anni con diverse forme di isolamento.

Hikikomori, Neet, Internet Addiction Disorder tutte le facce dell’isolamento sociale

Hikikomori significa stare in disparte, isolarsi ed infatti è entrato nel gergo quotidiano per indicare una forma di ritiro sociale patologico che comporta una volontaria reclusione di adolescenti e giovani ( dai 15 ai 25 anni). Sono principalmente maschi che si dedicano ai giochi online. I Need invece sono giovani che non studiano e non lavorano, rappresentano un fenomeno prevalentemente italiano dove costituiscono il 25% dei giovani tra i 18 e i 34 anni. Gli internet Addiction Disorder (IAD) sono giovani con una dipendenza comportamentale da dispositivi connessi alla rete tanto da compromettere il proprio benessere psicofisico, al pari di altre dipendenze come ludopatia e shopping.

Il rifugio della rete

«Il tratto comune di questi giovani che cercano l’isolamento è la vergogna e la sconfitta per un fallimento – aggiunge il direttore della Fondazione De Marchi  -. Per i più giovani la principale causa del ritiro sociale è  la sensazione di inadeguatezza rispetto a compagni di scuola. Un sentimento che determina in loro una forte ansia e difficoltà a relazionarsi con i coetanei e quindi tende ad isolarli. Nel gioco invece trovano strategie, possono vincere o perdere, e scoprono l’importanza delle regole, un insegnamento spesso sottovalutato».

Il format: un gioco per socializzare

«Ad inizio anno abbiamo invitato gli insegnanti  di scuole primarie e secondarie di primo grado per la formazione – spiega Iandro -. Un team multidisciplinare formato da pediatra, psichiatra, pedagogista e ludologo ha dato informazioni per riconoscere i segnali dell’isolamento e quali strategie adottare per intervenire precocemente. Oltre ad utilizzare il gioco per  stare insieme, il bambino ha modo di riconoscere le proprie capacità di collaborazione che altrimenti non vedrebbe». Ogni anno in Italia vengono pubblicati più di 2000 giochi da tavolo. «Una ricchezza da cui attingiamo. I giochi vengono destinati ad una platea di alunni delle scuole primarie di primo e secondo grado suddivisi per fasce di età. Al termine di un lavoro che coinvolge insegnanti ed alunni, i sei elaborati migliori vengono premiati con una fornitura di giochi per la scuola».

Quando la selezione è causa di isolamento sociale

Ritmi incalzanti non aiutano a riconoscere i pericoli dell’isolamento sociale. I segnali però non mancano. «Il corpo può essere rivelatore – fa notare il direttore di Fondazione de Marchi -, come una tosse ripetuta o un tic nervoso. In quel caso l’insegnante che riscontra questo ripetuto disturbo  deve allertare la famiglia perché il passo successivo è una volontà di restare a casa e di rifugiarsi nella rete e sui social che diventa per loro una terapia maldestra. Loro credono di stare bene, hanno amici in giro per il mondo con cui chiacchierano, giocano e trascorrono il loro tempo, ma alla lunga questo rifugio diventa una schiavitù. Al contrario il gioco da tavolo è aggregante, tutti partono alla pari, ci sono regole da seguire ed è in grado di far emergere capacità di ogni bambino, anche quelle che altrimenti non verrebbero alla luce, per questo il gioco da tavolo è la miglior medicina all’isolamento sociale».

 

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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