Siamo in viale Ungheria con Fabrizio Draghi del comitato locale che da anni lavora attivamente per combattere la cementificazione selvaggia e per sostenere le iniziative di gruppi di abitanti con un grande senso civico.

Dove non arrivano le istituzioni ci sono i cittadini

«Là dove non arrivano le istituzioni ci impegniamo in prima persona – racconta animato da una grande passione per la sua città –. Siamo uno dei quartieri più anziani e dunque dobbiamo renderlo vivibile a 360 gradi», ci spiega mentre snocciola una serie di tematiche per le quali si sono battuti negli ultimi anni mostrando dati, numeri e ritagli di giornali.

Tutto si riferisce a prima del lockdown quando Milano era considerata la città del futuro, ricca di opportunità e di stimoli, ma sotto i luccichii dei grandi grattacieli, anche molto vulnerabile. Una fragilità che se oggi è sotto gli occhi di tutti, fino a qualche mese fa era nascosta tra le vie della periferia, custodita dagli abitanti più illuminati come i cittadini del comitato Ungheria.

Un sondaggio rivela: i residenti lamentano troppo traffico

«Se il degrado è visibile – racconta Fabrizio mentre ci mostra un garage abbandonato da 15 anni in via Bonfadini abitato da qualche senza tetto e popolato da gatti randagi –, i problemi della gente del quartiere sono custoditi nelle case e per tirarli fuori e migliorare la vivibilità di questo angolo di Milano abbiamo deciso di fare un sondaggio».

«Tra il 2017 e il 2018 abbiamo interrogato i residenti con due modalità: on line e con un quesito distribuito al mercato. Ne è uscito un profilo dettagliato. I temi più ricorrenti nelle risposte dei cittadini sono riferibili all’ambiente e alla sicurezza. Nel primo caso gli abitanti del quartiere lamentano traffico intenso di mezzi pesanti con due criticità completamente ignorate. Con l’introduzione dell’area B la situazione è ulteriormente peggiorata perché la nostra strada è diventata la più frequentata dai tir, in particolare nella zona di via Salomone si è costituito un centro di deposito di mezzi pesanti che trasportano auto».
«Cercare di capire chi gestisce il traffico e dove sono indirizzati non è cosa da poco – ammette – ci abbiamo provato facendo interrogazioni in Comune e tra i residenti delle case limitrofe, ma senza avere alcuna risposta. Morale: la situazione è peggiorata col tempo».

Zone buie e pericolose

«In parallelo è venuta meno la sicurezza del Municipio che oggi appare in alcune zone buio e decisamente pericoloso. Non troppi anni fa abbiamo avuto episodi di violenza con accoltellamenti tra bande rivali nel parco di via Salomone. Protagonisti rom e sudamericani. Ci siamo mossi con una raccolta firme e devo dire che l’effetto sortito è stato soddisfacente».

Maggiore densità di aree dismesse di Milano

«Meno tempestivo l’intervento delle istituzioni nel recupero delle aree abbandonate. La zona ha la maggiore densità di aree dismesse di Milano che potrebbero andare a colmare un’altra lacuna del territorio: i luoghi di aggregazione per anziani e per i giovani – ammette orgoglioso, mentre ci mostra quanto è stato fatto nella scuola materna Ungheria -. Qui le mamme, munite di vernice e pennelli, hanno abbellito il cantiere con murales colorati in attesa della riapertura dell’edificio prevista per il nuovo anno scolastico».

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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