Partirà il 6 maggio prossimo il piano messo in atto da Regione Lombardia per ridurre le liste d’attesa. Per questo la giunta lombarda ha deciso di stanziare 61 milioni di euro e arrivare a garantire oltre 7 milioni di prestazioni entro il 2024. Quattro milioni dovranno essere effettuate da strutture pubbliche e 3,1 milioni da privati accreditati. Dei 7 milioni, 2,8 dovranno essere garantite nell’area di competenza dell’ATS di Milano. Un’accelerazione necessaria per permettere visite in tempi più rapidi ed abbattere le liste d’attesa.
Dal 6 maggio più visite ed esami diagnostici. Addio alle liste d’attesa?
Questa nuova politica porterà nel 2024 ad un incremento di oltre un milione di visite. Non solo, dovrà garantire il rispetto dei tempi secondo le classi di priorità indicate nella ricetta medica.
Le classi di priorità
Le classi di priorità sono:
- U = urgente, per le prestazioni da garantire entro 24 ore dalla prenotazione oppure entro 72 ore con bollino verde
- B = breve, quando possono aspettare fino ad un massimo di 10 giorni dalla prenotazione
- D = differita, per le prestazioni che possono attendere fino a 30 giorni dalla prenotazione per le visite ed entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici;
- P = programmabile, riferita a problemi che richiedono approfondimenti ma che non necessitano di risposta in tempi rapidi. Le prestazioni programmabili sono comunque da garantire entro un massimo di 120 giorni dalla prenotazione.
In assenza di priorità si intende in classe P.
Prime visite e controlli negli stessi ospedali
Tra le novità introdotte dalla nuova delibera le visite di controllo prescritte dallo specialista dovranno essere prenotate nella stessa struttura dove si effettua la prima visita. Questo per garantire un percorso di presa in carico del paziente.
Numeri e tempistiche dettate da Regione Lombardia per mettere un freno alle liste d’attesa
Affinché vengano erogati servizi nei tempi stabiliti, la Lombardia, prima regione in Italia, si occuperà di stabilire i posti da mettere a disposizione nelle agende fino a fine del 2024.
«In questo modo – ha dichiarato l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso durante la conferenza stampa di ieri 22 aprile 2024 – ogni struttura dovrà fare un numero specifico di prestazioni sulla base delle liste d’attesa, del personale e delle tempistiche». Per garantire l’efficacia delle misure adottate, la direzione generale del Welfare effettuerà un monitoraggio mensile, con l’obiettivo di correggere prontamente eventuali criticità.
Prevenzione: esiti degli screening in pochi giorni
Anche in tema di prevenzione Regione Lombardia dà un’accelerazione. Così a tutte le donne tra i 45 e i 74 anni sarà inviato l’invito allo screening mammografico. L’esito dello stesso dovrà essere consegnato entro 5 giorni dall’esame, 3 in caso di esito positivo. Sette giorni saranno invece sufficienti per sapere se nelle feci è presente sangue occulto per tutti coloro che hanno eseguito l’esame dopo aver ricevuto l’invito allo screening del colon retto (popolazione tra i 50 e i 74 anni) tale da rendere necessaria una colonscopia che dovrà essere fatta entro i 30 giorni successivi. L’invito ad effettuare lo screening alla cervice uterina verrà recapitato alle donne di età compresa tra i 25 e i 29 anni e tra i 46 e i 64 anni) e in caso di esito positivo entro i successivi 45 giorni le pazienti saranno sottoposte ad ulteriori controlli.
Contro le liste d’attesa il rispetto dei tempi
Alle intenzioni lodevoli occorre vedere se seguiranno i fatti, ma anche in questo caso Regione Lombardia è stata molto chiara: «In caso di impossibilità ad erogare la prestazione entro i tempi previsti, sarà compito della struttura attivarsi per individuare Enti pubblici o privati accreditati dove il paziente riceverà il servizio nei tempi prestabiliti – ha sottolineato l’assessore -. In alternativa erogherà la prestazione in regime di libera professione con oneri a proprio carico (escluso il ticket). In caso di rinuncia alla prima disponibilità sul territorio di assistenza, il paziente che sceglierà di fare la prestazione in libera professione, non potrà poi richiedere il rimborso della spesa sostenuta».
La legge 124 del 1998
Parole destinate a fare chiarezza sullo spinoso tema della legge 124 del 1998. «Non è previsto il rimborso della spesa sostenuta dal paziente che fa esami e visite mediche in regime privato – ha puntualizzato ieri Bertolaso -, anche se i tempi di attesa sono superiori a quanto previsto dalla legge. Solo nel caso in cui una struttura non riesca a soddisfare nei tempi previsti l’esame diagnostico del proprio paziente, per garantirla nei tempi previsti, può farlo attraverso la solvenza interna, utilizzando un proprio professionista».