<< Chi ha una disabilità e  viene privato della possibilità di uscire, subisce un contraccolpo psicologico devastante perché è costretto a fare i conti con la  paura di non farcela  e il senso del limite che vive quotidianamente >>

 

Essere caregiver per un parente disabile è quanto di più emotivamente difficile possa accadere ad una persona, in  particolare in un  momento di chiusura per il lockdown a causa della pandemia da Covid19.  Un’emergenza nell’emergenza che riguarda, secondo il rapporto Istat del 2019, oltre due milioni di famiglie. <<Chi vive il dramma dell’Alzheimer – spiega Gaia, volontaria da anni impegnata in questo progetto nell’associazione Ama – vive una realtà difficile, fatta di silenzi, di delusioni e di rabbia. La pressione psicologica per i caregiver come per gli altri famigliari è tanta e dunque è necessario un aiuto concreto anche per coloro che li seguono passo a passo nella quotidianità>>. Per questo ci sono  momenti dedicati a malati e caregiver come gli Alzheimer Cafè che restituiscono a malati sempre più isolati, momenti di condivisione e di risveglio della memoria. <<l’importanza di riuscire a non far spegnere l’interruttore dei ricordi a chi si ammala di Alzheimer è fondamentale – prosegue Antonella, psicologa al servizio di coloro che si rivolgono all’associazione Ama  – perché il meccanismo che accade ad un malato di Alzheimer è impietoso: dapprima dimentica gli ultimi anni di vita, poi come un nastro che si riavvolge, scivola inesorabilmente indietro fino all’età giovanile, all’adolescenza e all’infanzia. Questo determina uno scollamento con la realtà e l’impossibilità di riconoscere le persone del presente e del recente passato come parenti, compagni di vita o amici. Le conseguenze sono immaginabili: quando si ammala una persona, si ammala tutto il sistema famigliare ecco perché i gruppi che formiamo spesso mettono a confronto, mariti, mogli e figli di diverse famiglie per confrontarsi, una volta o due  al mese anche per anni. Al termine del percorso, nella maggior parte dei casi, si creano amicizie che sopravvivono nel tempo anche al malato>>. Un percorso che il Covid rende oggi ad ostacoli. Fondamentale è non abbandonare malati e famigliari, ma cercare, anche da lontano di non spegnere l’interruttore della memoria.

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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