La storia di Luciana, da presidente del comitato case popolari di via Salomone ha lottato contro il racket delle abitazioni, ma è stata costretta a lasciare la sua abitazione. Una testimonianza diretta di una ex condomina, costretta, con soprusi e minacce a lasciare la sua abitazione e trasferirsi altrove. Persa la battaglia, Luciana non ha intenzione di arrendersi ad un sistema che non solo non si è placato durante la pandemia,  ma sembra addirittura oggi più vivo. La incontriamo nel parcheggio antistante le case di via Salomone, arriva portando con sé tutti i documenti elaborati negli ultimi cinque anni  e, come un fiume in piena inizia a raccontare, mentre ci conduce nell’atrio del palazzo dove abitava fino a qualche anno fa insieme alla sua famiglia. <<Un appartamento modesto, ma dignitoso che ho abitato dal 2000 al 2011>>,  ci racconta, e non facciamo fatica a crederle dal momento che mentre parla gli occhi si fanno umidi e il pensiero di aver lasciato ad altri la sua casa è ancora  una ferita aperta. Neppure il sapere di aver migliorato la sua condizione sembra lenire il suo dolore. Lì in quelle due stanze sono cresciuti i suoi figli, sotto quelle scale ha stretto amicizie, ha affrontato difficoltà, fino all’ultima, insuperabile che l’ha costretta ad accettare un’altra abitazione e lasciare la sua casa.

 

By Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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