Il luogo in cui si vive e il codice postale sono indicatori di reddito, di formazione e anche di prossimità a centri e servizi sociosanitari. Fattori che all’insorgenza di una malattia oncologica generano delle ricadute non indifferenti nelle cure. Lo confermano i dati della ricerca condotta da Elma Research su un campione di pazienti  oncologici nell’ambito del progetto “il tuo codice postale conta”.

Le cure dipendono dal luogo di residenza

In Italia, il tumore della mammella, con 55.700 casi è il più diagnosticato. Il tumore al polmone è stata la seconda neoplasia più frequente negli uomini (15 per cento) e la terza nelle donne (12 per cento), con 43.900 nuove diagnosi. Per mortalità, il tumore del polmone è al primo posto (18 per cento di tutti i decessi per cancro), e quello al seno al quinto (6,9 per cento).

Perché il CAP è un fattore discriminante

Alla survey hanno preso parte 200 oncologi e oltre 200 pazienti. Dalla ricerca è emerso che il Codice di avviamento postale, inteso come luogo di residenza, è un criterio di scelta per l’oncologo. Il 20 per cento dei malati che non può più disporre di terapie approvate e rimborsate infatti non viene inviato a un trial clinico, anche se idoneo, per fattori organizzativi e distanze chilometriche. In particolare, ad influire sono i costi e i fattori organizzativi. La mancanza dei servizi di trasporto pubblico è il primo indice di difficoltà. Anche la distanza dai propri cari e gli impegni familiari e professionali hanno un peso.

Trasporti pubblici speciali e cure sul territorio

Questa indagine è il punto di partenza per cercare soluzioni per garantire un più equo accesso alle possibili opzioni terapeutiche per tutti i malati. «Dai dati che emergono da questa indagine, risulta chiaro che per migliorare l’accessibilità agli studi dobbiamo concentrarci sull’ “impatto dello spostamento” e  la disponibilità di trasporto agevole. Occorre perciò lavorare sulla qualità dei servizi e la loro rispondenza rispetto ai bisogni degli utenti, che in quanto fragili hanno necessità specifiche – ha dichiarato Greta Grea, dell’Università Bocconi di Milano e Presidente di Redmint impresa sociale – . Da un lato potrebbe essere utile valutare la possibilità di attivare servizi flessibili e on demand guardando all’esperienza nell’ambito dei cosiddetti servizi NEMT, ovvero di trasporto sanitario programmato non urgente; dall’altro riflettere su possibili ottimizzazioni della distribuzione di trial sul territorio, dove possibile allineandoli alla localizzazione della domanda».

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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