Canta “Supereroi”, ma ha un’anima fragile e non si nasconde. Mr. Rain, all’anagrafe Mattia Balardi, cantante di successo entrato nella memoria collettiva per la sua esibizione a Sanremo 2023 con un gruppo di bambini è intervenuto questa mattina all’Università Milano Bicocca in occasione della giornata mondiale della salute mentale. L’evento “Socialized Minds, la salute mentale giovanile nell’era dei social” ha focalizzato l’attenzione proprio sui disturbi mentali tra i più giovani  nell’era dei social network. Un problema che riguarda il 20 percento dei ragazzi.

«Chiedete aiuto», il messaggio ai più giovani nella giornata mondiale della salute mentale

Mr. Rain non ha mai nascosto la sua difficoltà nel gestire il lato oscuro del suo carattere. Alla forza apparente, infatti, fa da contraltare una grande difficoltà emotiva che è sfociata in passato in una profonda depressione. Il male oscuro che ha combattuto per anni, accompagnandolo nella sua carriera, è oggi alle spalle. Proprio per questo Mr. Rain si è rivolto ai giovani invitandoli a non avere paura di chiedere aiuto.

Diventare Supereroe si può

«Io ho sempre vissuto con una maschera che mi faceva apparire senza paure e difetti. Ma non sono così – ha detto -. Con Supereroi racconto l’accettazione di me stesso, e il coraggio di mostrarsi finalmente senza vergogna. Basta fare solo un passo, ma è gigantesco». Con supereroi Mr. Rain ha voluto  dunque trasmettere al pubblico il messaggio che tutti possono farcela. «Ho impiegato molto tempo per riuscirci, ma non è mai troppo tardi – ha aggiunto -. Trovare conforto in un familiare, in un amico o in uno specialista è fondamentale».

Il coraggio di non avere vergogna

Insieme siamo più forti, ha ribadito a più riprese Mr. Rain evocando una frase della sua canzone più celebre. «La fragilità non è un difetto – ha aggiunto -.  Saperla raccontare è un mezzo per aiutare gli altri e permette di migliorare noi stessi. La società condiziona molti ragazzi, li fa sentire inappropriati, non adeguati; invece, è importante superare lo stigma della vergogna che porta all’isolamento. Se riusciamo ad aprirci agli altri scopriamo che ci sono tanti ragazzi e ragazze che vivono la medesima ansia e depressione. Basta un solo passo e tutto può cambiare».

Ansia e depressione in aumento dopo la pandemia

Uno studio condotto dall’Università Milano Bicocca e dall’Università del Surrey nel Regno Unito ha rivelato che sintomi di ansia e depressione riguardano il 20 percento dei giovani e rappresentano gli effetti negativi della solitudine e dell’eccessivo tempo trascorso on line. «I dati della ricerca confermano l’importanza di identificare i fattori che provocano e fanno perdurare questi sintomi – ha sottolineato Giuseppe Carrà, docente di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano Bicocca -. In un’ottica di salute pubblica, prevenzione e interventi clinici, anche attraverso gli strumenti digitali, rappresentano una soluzione percorribile».

Una psicologa in città, Progetto Itaca e il Bullone per la salute mentale

I professionisti di Progetto Itaca Milano, Fondazione Bullone e Una psicologa in città con il loro vissuto concordano nel dire che è fondamentale la prevenzione per aiutare i ragazzi a superare le proprie fragilità e sviluppare una propria identità. Gli strumenti digitali rappresentano un mezzo, ma non deve essere l’unico. «La garanzia di anonimato offerta dagli strumenti  digitali è percepito come un punto di forza nella prevenzione e nel trattamento di disagio psichico, ma al tempo stesso ha degli svantaggi rispetto agli interventi in presenza, per la minor efficacia percepita, mancanza di personalizzazione e difficoltà di coinvolgimento – ha rimarcato Valeria Locati, psicologa e psicoterapeuta della famiglia, fondatrice del blog “Una psicologa in città” -. È fondamentale invece adottare una integrazione multimodale in grado di dosare strumenti digitali e interventi in presenza a seconda delle specifiche situazioni e finalità».

Spesa sanitaria per salute mentale: Italia fanalino di coda in Europa

Ad accrescere la preoccupazione degli specialisti è la scarsa propensione dell’Italia ad investire nella salute mentale. Infatti, secondo i dati Ocse il nostro Paese si  colloca tra gli ultimi in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale, pari al 3,4 percento. È dunque molto lontana dalla quota minima fissata dalla Lancet Commission sulla Salute Mentale Globale che è del 10 percento e da paesi come UK, Germania, Norvegia e Francia.  Non solo, un recente studio Deloitte-Janssen ha evidenziato che allo stato attuale l’Italia è gravemente insufficiente e avrà bisogno di 1,9 miliardi di euro in tre anni per riuscire a colmare una parte del gap che riguarda personale e spesa ospedaliera.

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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