Non solo melanomi, quando si parla di tumori cutanei ci sono diverse varietà di carcinomi in crescita tra i giovani e gli adulti. Ad accendere i riflettori su basocellulari, spinocellulari e sulle novità di cura sono stati gli specialisti: dermatologi, chirurghi plastici, dermopatologi, ginecologi, urologi, vulnologi e fisioterapisti. L’occasione è stata il Congresso Lombardo di dermatochirurgia oncologica (CLODO) che si è tenuto lo scorso 4 novembre a Milano.

Le novità di Clodo 2023

Il Congresso, giunto alla terza edizione, quest’anno ha affrontato tematiche nuove in un’ottica interdisciplinare. «Abbiamo allargato i nostri orizzonti in ambiti che non sono più solo la dermatologia e la chirurgia plastica, ma anche la ginecologia, urologia, vulnologia e fisioterapia dermatofunzionale», ha spiegato Silvio Abatangelo specialista in chirurgia  plastica ed estetica, nonché presidente di Clodo.

«Proprio la multidisciplinarità rappresenta infatti la sfida di quest’anno – ha aggiunto Marco Marconi, specialista in Dermatologia e medicina estetica, direttore scientifico di Clodo -. L’appartenenza di queste patologie, infatti, non sono esclusive dei dermatologi e dei chirurghi plastici, ma da affrontare con gli specialisti di competenza della sede di comparsa dei tumori».

Il ruolo dei farmaci immunoterapici per il trattamento dei tumori cutanei

Grande interesse hanno riscosso i farmaci immunoterapici di ultima generazione. «L’interazione oggi è importante soprattutto con l’oncologia medica – ha fatto notare Franco Bassetto, specialista in Chirurgia Plastica e direttore della clinica di Chirurgia Plastica dell’Università di Padova – che oggi propone dei farmaci in grado di ridurre le neoplasie avanzate che erano indicate inoperabili, per renderle operabili da parte del chirurgo plastico».

Trattamento delle lesioni pre e cancerose, l’importanza del dialogo tra gli specialisti

Intervenire prontamente per garantire una maggior sopravvivenza  e una migliore qualità di vita del paziente è un obiettivo che richiede una adeguata conoscenza interdisciplinare e un costante dialogo tra dermatologo, chirurgo e oncologo. «Molto spesso i tumori avanzati  sono frutto di terapie topiche che hanno poco senso, oppure terapie come la crioterapia o il laser che a volte i pazienti chiedono senza sapere di cosa si tratta. Questo porta la neoplasia a recidivare in modo più aggressivo – ha sottolineato Bassetto -. Quindi la regola da seguire è che, una volta che si riconosce un tumore, va chiamato in causa il chirurgo perché oggi la chirurgia fa guarire il 98% di queste neoplasie».

Quando la chirurgia plastica può essere “sensibile”

Tra le novità presentate alla terza edizione di Clodo la chirurgia plastica “sensibile” destinata a rivoluzionare la dermatologia oncologica. «Oggi si possono creare dei loop con dei trasferimenti di nervi periferici in grado di recuperare un moncone sensibile – ha spiegato Bassetto -. Capace di interfacciarsi con protesi bioniche di nuova generazione e di far arrivare al cervello del paziente il messaggio di un piede presente».

La cicatrice punto d’arrivo, ma non finale

Particolare interesse ha suscitato la cicatrice come punto d’arrivo, ma non finale dell’ atto dermochirurgico. A questo proposito Francesco Klinger ha spiegato  nuove tecniche di innesto adiposo autologo per il trattamento del tessuto fibroso cicatriziale, anche in sede vulvoperineale. «Il futuro ci riserva diagnosi sempre più precoci, quindi un miglior trattamento e più competenza. Una particolare attenzione sarà riservata in fase ricostruttiva anche agli aspetti funzionali ed estetici, ma anche del trattamento del dolore».

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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