Ha preso vita dopo un lungo iter la prima prassi di riferimento in materia di gestione del rischio amianto. A realizzarla lo Sportello Amianto Nazionale e  L’Ente italiano di normazione. Due gli aspetti rilevanti: lo stato di conservazione delle coperture in amianto e i requisiti di conoscenza, abilità, autonomia del responsabile del rischio amianto. Un documento che permetterà di avere un quadro più chiaro della situazione amianto in Italia e di conseguenza di procedere con opere di bonifica e rimozione.

Una battaglia contro l’amianto lunga trent’anni

Da oltre trent’anni l’amianto è stato bandito dal mercato. Non può essere impiegato e per i manufatti che lo contengono deve essere effettuata una verifica, la successiva bonifica e la definitiva rimozione secondo quanto stabilito dalla legge 257 del 1992. Un’attenzione, in un’ottica di salute pubblica, che si scontra però con la realtà.  In Italia, infatti, sono ancora molti i rivestimenti realizzati con lastre di cemento-amianto esposti agli agenti atmosferici. Quindi sottoposti ad un inevitabile lento processo di degrado e dispersione nell’aria delle fibre d’amianto e della loro inalazione da parte delle persone.

Lombardia e Milano incidenza superiore alla media nazionale

Lombardia e Milano hanno una incidenza del mesotelioma tra le maggiori d’Italia ( 5,7 su centomila per gli uomini e 2,2 su centomila per le donne).  Una situazione che il Cor (centro operativo regionale) istituito presso la Clinica del Lavoro del Policlinico di Milano e diretto da Carolina Mensi tiene costantemente monitorato. «La nostra regione è tra quelle con più alto numero assoluto di casi di mesotelioma, con il tasso più alto», spiega Carolina Mensi.

Occhi puntati sulla provincia di Pavia

«Tra le zone più attenzionate ci sono Broni e Stradella nella provincia di Pavia – prosegue -. In particolare, a Broni dove aveva sede la Fibronit ( la seconda maggior fabbrica di produzione di fibrocemento che ha visto morire 180 dei suoi dipendenti) il tasso di incidenza negli uomini è di 100 per centomila e nelle donne di 68,4 per centomila. Ma anche nella vicina Stradella il tasso di incidenza è più alto, in particolare nelle donne dove arriva a 43,5 ogni centomila».

Monitorare tutti coloro che vivevano nelle zone di produzione amianto

Monitorare non solo chi era a contatto con l’amianto, ma anche chi viveva nella zona di produzione è la strategia del Cor. In questo la prassi di riferimento della gestione del rischio rappresenta un documento  importante per una corretta visione d’insieme.

Perché l’amianto è pericoloso

La pericolosità dell’amianto è strettamente legata alla friabilità del prodotto che causa una dispersione delle fibre. I materiali compatti possono diventare invece pericolosi se danneggiati. «La pericolosità è data proprio dalle caratteristiche del materiale. Fibre finissime e indistruttibili in grado di rimanere all’interno dell’organismo per un tempo indefinito -spiega Carolina Mensi – causando neoplasie come il mesotelioma pleurico, il tumore del polmone, della laringe e dell’ovaio». La legge in Italia dal 1992 vieta l’estrazione, la commercializzazione e la produzione di amianto o di prodotti che lo contengono. Non comporta invece l’obbligo di rimozione, ma di comunicare la presenza alle Autorità Sanitarie (ATS) e all’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA). A distanza di tanti anni sono ancora molti i Materiali Contenenti Amianto cancerogeni da smaltire anche perché molti si nascondono nelle abitazioni ad insaputa degli abitanti.

Dove si nasconde l’amianto

Di sicuro la presenza dell’amianto nel ciclo produttivo o all’interno di materiale presente in luoghi di lavoro o nelle abitazioni impone dei controlli. Tegole, lastre ondulate, pareti e controsoffitti,  intonaci, rivestimenti, canne fumarie, piastrelle per pavimenti, tubi e vasche per lo scolo di acqua potabile o di acque reflue possono nascondere fibre pericolose che vanno rimosse. Pertanto, prima di effettuare interventi di ristrutturazione o di demolizione, è fondamentale accertarne l’assenza. «Respirare amianto anche in modo occasionale può essere pericoloso – ricorda Mensi – . Quindi i dati occupazionali così come i questionari sono utili per la sorveglianza sanitaria degli abitanti. Infatti possono ammalarsi  non solo di mesotelioma o di tumore al polmone, ma anche di tumore della laringe e dell’ovaio».

In Lombardia il 5,5% dei tumori ovarici attribuibili all’amianto

Secondo le stime del COR in Lombardia il 5,5% dei tumori all’ovaio è riconducibile all’amianto. «La percentuale aumenta nelle aree di maggiore esposizione – fa notare la responsabile del COR Lombardia -. Per questo abbiamo predisposto un questionario per indagare la causa del tumore dell’ovaio,  da sottoporre alle donne malate delle zone a rischio».

In arrivo lo psico oncologo

«Oltre al questionario abbiamo previsto, per la prima volta, un supporto terapeutico gratuito per i soggetti affetti da mesotelioma e i loro caregiver – conclude Mensi – . Si tratta dello psico oncologo che ha il compito di sostenere nel percorso di cura il paziente e i familiari».

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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