Tra i palazzi di Stadera, quartiere alla periferia sud di Milano, c’è il Teatro Pacta, con il suo ricco programma di spettacoli, concerti, pièce e molte altre iniziative. Con “Cittadini in cerca d’autore” Annig e Genni hanno portato in scena le storie della gente di quartiere, ricche di emozione e di vissuto. Hanno scritto una storia del teatro milanese, oggi in crisi a causa della pandemia. Il sipario è chiuso, ma il loro cuore batte forte e le loro emozioni viaggiano veloci, anche se tutto sembra immobile.

Lo spettacolo deve continuare

Per cercare di sopravvivere in un momento di totale abbandono si re-inventano e lo fanno con le nuove modalità sul web. Ma il cuore resta là in quel teatro che racconta la storia di una città, di un quartiere e di un settore, che non può scrivere la sua fine così, dissolto nell’immobilismo della città, costretta ad  un continuo lockdown a causa della pandemia.

Incontriamo Annig e Maria Eugenia in un pomeriggio di metà dicembre, del 2019. L’aria è fredda, il cielo terso e tutto intorno il silenzio di un quartiere popolato prevalentemente da anziani e pendolari, a quell’ora lontani, è rotto solo dal vociare dei ragazzi della scuola attigua, il liceo Torricelli.  Giovani che, grazie all’alternanza scuola lavoro, sono anche parte attiva di alcuni progetti. «Questo luogo per noi è magico», ci dicevano allora Maria Eugenia D’Aquino, (Presidente e curatrice); e Annig Raimondi (Direttrice Artistica).

Gotha del teatro milanese

«Eravamo state qui, negli anni ‘80 e ’90, quando si celebrava Cantor e questo era il crocevia di tutto il gotha dell’avanguardia teatrale milanese. A distanza di anni, nel 2015, con Riccardo e Fulvio, gli altri due soci fondatori, abbiamo vinto un bando e ad ottobre dello stesso anno abbiamo avviato la prima stagione. Subito dopo si è unito a noi il compositore Maurizio Pisati. Il teatro oggi è polivalente, portiamo in scena argomenti vari, dalla storia alla scienza, fino al sociale mentre con “Cittadini in cerca d’autore” raccontiamo la gente del quartiere».

Luogo di socialità da ritrovare

«Pacta è molto di più di un semplice teatro – ripetevano a più riprese Maria Eugenia, per tutti Genni, e Annig che studiano, ritagliano e cuciono ogni progetto su misura come fosse un lavoro sartoriale – abbiamo un pubblico eterogeneo che ci segue da tempo e, di volta in volta, riusciamo a catturare anche l’attenzione dei residenti con progetti tematici». «Dobbiamo tenere presente che questo quartiere è abitato in prevalenza da anziani, che vorremmo portare a teatro. Ma ci sono dei limiti da superare. Innanzitutto, una illuminazione insufficiente nel quartiere che genera poca sicurezza negli abitanti. Abbiamo fatto presente alle istituzioni il problema, ma non è stato fatto nulla al riguardo». Rimarcavano allora.

Ambiente, musica, design e scienza erano i temi che avrebbero dovuto animare la programmazione della primavera 2020.  A seguire avrebbe dovuto esserci una seconda iniziativa dedicata a Marco Polo. Il Covid l’ha impedito. L’obiettivo allora era riuscire a coinvolgere la popolazione, oggi è poter ripartire. I problemi del quartiere con la pandemia sono dilatati, mentre tutto si è fermato. Anche il teatro Pacta ha dovuto interrompere la programmazione per un periodo.  Ma fedele alla sua capacità di innovarsi, ha scelto la modalità virtuale per tenere accesa la fiamma dello spettacolo e non spezzare il legame con il pubblico.

Tutto questo era il teatro Pacta. Oggi ad ogni DPCM del governo, che rinnova la chiusura dei teatri, le luci si spengono e il sipario si abbassa sempre più.

Con la storia del teatro Pacta e l’entusiasmo di Annig e Maria Eugenia cerchiamo di riaccendere per qualche minuto quella fiamma, ridare vita al teatro e con esso a tutto il mondo di attori, operai, maschere e addetti alle pubbliche relazioni che oggi più che mai si sentono soli e abbandonati.

 

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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