Quattro imprese sociali e un’idea vincente offrono una chance lavorativa a persone diversamente abili.  Nata da un’esperienza di amicizia, questa avventura è partita  da Andrea e da un gruppo di coetanei, tra cui Davide, un giovane disabile.

Raccontata in un libro per bambini “sorridi Margherita”, ha dato vita anche ad una serie di iniziative che oggi sono una consolidata realtà di periferia. «Eravamo un gruppo di ragazzi che frequentava un oratorio nei primi anni ’90 – racconta Andrea -.  Col tempo quell’amicizia si è consolidata in un’associazione di volontariato e poi in quattro realtà del terzo settore che abbiamo sviluppato nel quartiere che ci ha visto crescere. Da subito abbiamo rivolto la nostra attenzione a bambini e ragazzi con disabilità, occupandoci di servizi educativi e sociali. In seguito abbiamo rivolto la nostra attenzione all’inserimento di persone con disabilità in contesti lavorativi».

Nel 2012 nasce Gustop

Nel 2012, l’idea di Andrea, divenuto nel frattempo educatore, diventa realtà e nasce Gustop, un ristorante self service, che oggi serve  400 pasti al giorno in particolare alle aziende collocate nell’area dell’ex Cartiera di Verona. «Da lì abbiamo creato un laboratorio di panificazione e pasticceria, e oggi gestiamo due bar, uno dentro una residenza sanitaria e uno in un parco delle cascine in via Domenico Savio, nei pressi di piazza Abbiategrasso – ci racconta con orgoglio Andrea – . Non solo, abbiamo creato un’attività agricola, un piccolo laboratorio di progettazione grafica e stampa digitale, un’impresa di pulizia, e soprattutto il primo progetto di Delivery in Italia gestito da persone con disabilità».

Primo progetto Delivery in Italia

Si tratta di un’iniziativa nata dalla collaborazione con una ditta che vende prodotti tecnologici. «A fine 2019 abbiamo festeggiato le 1000 consegne – sottolinea Andrea –. Grazie al lavoro di 10 ragazzi e 3 coordinatori. Ogni mattina si trovano nel punto vendita di questa società, caricano gli zaini, con meccanismi filtrati per peso, dimensioni e per valore economico (il tetto deve essere di 500 euro), e vanno con i mezzi pubblici a consegnare la merce. Sono persone selezionate, hanno disabilità intellettive e psichiche, non è possibile dare loro un monopattino elettrico o una bicicletta, ma sono in grado di muoversi in città autonomamente».

Il 99 percento delle consegne andate a buon fine

Un telefono con auricolari e una app. permette di essere in contatto con il supervisore che li supporta da remoto. Zaino in spalla e lunghe camminate fino a destinazione. È un servizio molto apprezzato dai clienti, la media delle consegne andate a buon fine è molto alta, 99 volte su cento. «In un solo caso abbiamo avuto dei problemi – tiene a sottolineare Andrea -. Non facciamo una quantità elevata di trasporti e quindi va pensato su progetti mirati. È un servizio green ed è molto apprezzato dai clienti perché si sentono parte di un progetto sociale».

Selezione mirata e formazione

La selezione è una fase importante, per questo viene prestata molta attenzione. «Devono avere dei prerequisiti – aggiunge – che sono l’atteggiamento al lavoro in gruppo, attitudine a svolgere mansioni specifiche, puntualità e senso di orientamento. Devono poi avere una formazione inerente al ruolo che andranno a ricoprire, ad esempio coloro che entrano nella ristorazione, devono sapere come trattare gli alimenti. Ciò non toglie che, una volta assunti, venga fatta loro una formazione per renderli autonomi. I candidati provengono da centri per l’impiego o arrivano a noi con il passaparola. Hanno età differenti, alcuni sono molto giovani, altri meno. Abbiamo avuto anche un pensionato – sottolinea Andrea – per la maggior parte però sono giovani. Hanno disabilità intellettive, psichiche o sindrome di down».

Una campagna pubblicitaria per i ragazzi de l’Impronta

Il primo progetto Delivery d’Italia non è passato in sordina, ma grazie ad un tamtam mediatico ha catturato l’attenzione della stampa e addirittura di una azienda pubblicitaria, che ha arruolato nella campagna “Segnali d’Italia” sei ragazzi de l’Impronta.  «Lavorare per loro è un’opportunità straordinaria – ammette Andrea – Per chi ha vissuto di assistenza tutta la vita poter lavorare è un’occasione unica. Hanno miglioramenti evidenti soprattutto sociali.  Certo, non guariscono, ma trovano il loro posto nel mondo ed è bellissimo leggere la soddisfazione sui loro volti».

Silvia, un sorriso e un caffè per tutti 

Silvia ha 25 anni e tanta voglia di normalità. La sua storia ha inizio dopo un percorso di studi al centro Le Vele di Pavia. Tre anni tra i banchi di scuola per imparare a fare il pane. L’abilità manuale è sempre stata una delle sue doti, sin da bambina. Con il pongo creava case, animali e amici immaginari. Quegli amici che non sempre riusciva a trovare nella quotidianità. Un lavoro di pazienza, ma anche di immaginazione come il futuro che nella sua stanzetta, nella periferia sud di Milano, immaginava di realizzare. Dopo la scuola Silvia inizia a mandare curriculum alle agenzie interinali e alle associazioni. Il tempo scorre, Silvia come tutti i giovani cerca una strada da percorrere che le permetta di crescere e diventare autonoma. Sa che non sarà facile, non lo è per nessuno in questo tempo, ma per lei sembra ancora più difficile. Invece, a dispetto della crisi, la grande occasione arriva presto.

Come una favola di Natale 

Prima uno stage, poi un altro ed infine il contratto. Un pezzo di carta che per Silvia ha un sapore speciale. Con l’Impronta inizia un percorso dapprima nel panificio, poi come cameriera e commessa al bar e alla bottega solidale. È lì che la incontriamo un sabato mattina. Mancano pochi giorni al 25 dicembre 2019, il locale addobbato, l’atmosfera di festa fanno sembrare la storia di Silvia una favola di Natale. Cresciuta tra mille difficoltà, un ritardo intellettivo, un futuro da disegnare con la matita della vita spuntata, eppure Silvia non si è mai arresa alle difficoltà ed è riuscita a vincere. Sostenuta dalla famiglia, ha studiato, ha lottato e si è conquistata il suo palcoscenico che oggi tiene con grande personalità. I clienti si rivolgono a lei per un caffè o per acquistare un prodotto a chilometro zero. Lei indossa il suo migliore sorriso e inizia il turno.

By Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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