Se il Duomo è il cuore del Municipio 1, la Galleria Vittorio Emanuele è sicuramente una delle arterie principali del centro storico. I suoi negozi dettano mode e fanno tendenza. I ristoranti attraggono turisti stranieri alla scoperta dei sapori lombardi e gli hotel ne sono la cornice. Questo ritratto di bellezza e ricchezza, cartolina della Milano ante Covid, oggi non c’è più. Al suo posto la desertificazione che avanza. Non ci sono i professionisti  o i giovani manager, non ci sono gli studenti in gita o gli stranieri che in gruppo si soffermavano ad osservare le vetrine e a farsi un selfie sotto la cupola. Tutto è silenzioso, quasi surreale. A pagare il prezzo più alto del lockdown sono proprio i commercianti.

Una rete come paracadute

Se i grandi marchi a causa del Covid hanno rinunciato a qualche punto vendita, pur mantenendo in vita il brand, le piccole botteghe hanno dovuto fronteggiare uno tsunami a mani nude. Costi proibitivi sommati all’assenza della clientela locale e al turismo internazionale, hanno portato a molte chiusure definitive. Chi non si è arreso ha scelto il gioco di squadra e grazie all’intuizione di Elisabetta Invernici, giornalista professionista esperta di cultura e arte e Alberto Oliva, regista e giornalista, è nata Galleria & Friends, una rete di botteghe storiche che ha deciso di affrontare le difficoltà del momento insieme. «Oggi rappresentano un’oasi nel deserto, uniscono arte, cultura e storia – spiega Elisabetta -. Ciascuna di loro ha una tradizione di almeno tre o quattro generazioni alle spalle. Hanno un laboratorio, nel retrobottega, che realizza prodotti unici. Non disdegnano i marchi o le grandi firme, ma il loro core business è l’artigianato».

Un nuovo rinascimento

«Sono il nuovo rinascimento – prende la parola Alberto -. Per il progetto Galleria & Friends ne abbiamo scelte 40, quelle con un’anima artistica che abbiamo cercato di valorizzare. La competenza è il valore aggiunto. Il cliente nelle botteghe storiche trova esperienza, consigli e savoir-faire. Luogo prediletto delle famiglie storiche e al tempo stesso del turista. Quando ci è stata chiesta una consulenza da gruppi stranieri per realizzare tour dello shopping con prodotti unici, è nata l’idea di creare dei veri e propri itinerari delle botteghe per valorizzare il commercio locale».

Nascono le mostre diffuse

«Abbiamo pensato di farle dialogare, abbiamo intrecciato le esperienze in modo da creare vetrine con scenografie che rappresentino ponti virtuali tra diverse realtà – entra più nel dettaglio Elisabetta -. Ad esempio, la bottega dei tessuti con quella delle forbici ed allora ecco che in vetrina da Lorenzi sono apparse le stoffe di Valli e viceversa. Abbiamo fatto una mappa cartacea e creato un sito. Poi è arrivato il Covid ed ha interrotto tutto. Allora abbiamo deciso di raccontare in un libro di Milano la storia di 41 negozi storici. Non tutti sono in centro, alcuni si trovano in periferia, sono laboratori da scoprire».

Il progetto è decollato durante la pandemia ed ha contribuito a tenere accesa la speranza per il futuro.

La salvezza arriva dal web

«Senza i turisti è stato un dramma – prosegue Alberto – molti di loro hanno iniziato ad agire freneticamente alla ricerca di una soluzione per rimanere a galla. Ora sono in mezzo al guado, in quella situazione in cui tutto va bene purché si faccia qualcosa. Anche il cash-back oggi rappresenta una soluzione cui aggrapparsi pur di ricominciare a vivere».

Per molti la salvezza arriva dal web, organizzano un servizio e-commerce e scoprono un mondo nuovo. «Alcuni hanno perso famigliari per il Covid, altri sono rimasti tra la vita e la morte per settimane prima di superare la malattia. Organizzare il terzo tempo in queste condizioni non è stato facile, ma sono stati resilienti, per settimane hanno studiato, pensato e poi si sono organizzati. C’è chi come la famiglia Tricella dei presepi, che già vendeva molto a distanza, ha creato un servizio di e-commerce funzionale, che è diventato il punto di forza dell’impresa. Un’altra bella storia è quella dei Mazzolari, un nome storico che ha vissuto il lockdown attraverso un tunnel di emozioni.  Prima ha assorbito il colpo, poi come un pugile suonato ha cercato di rialzarsi con il commercio on line.  Allo stesso modo ha agito la famiglia Calzolari che ha virato dai capelli ai prodotti di bellezza attraverso quattro generazioni, passando dalle acconciature di Vanda Osiris al look di Chiara Ferragni».

Pasha Pipe esempio di rinascita

Chi sembra soffrire di più in questo processo di trasformazione sono le botteghe legate al mondo del cinema e del teatro. «Dal mio osservatorio posso dire che l’esperienza emozionale di chi deve toccare con mano il prodotto per percepirne la ricchezza ha avuto un contraccolpo importante – riprende Elisabetta -. Valli, ad esempio, ha sempre avuto nella vetrina il palcoscenico migliore con tessuti drappeggiati con cui creare modelli come abiti da sera, per attirare il pubblico e con il tatto percepirne la ricchezza e l’unicità del filato. Questi sono prodotti che necessitano un’esperienza fisica che oggi non può esserci. Un vuoto che l’e-commerce non può colmare.  Lo stesso vale per l’ottica veneta, studio fotografico che risale al 1930, ha sempre lavorato molto con il cinema e il teatro, oggi sono fermi. Chi invece ha fatto della rete una ricchezza è Pasha pipe. Ha un prodotto di nicchia, ha già superato la battaglia contro il fumo e dalla pandemia esce addirittura rafforzato. I suoi prodotti sono diventati una potenza mondiale. Esiste una vera e propria letteratura della pipa e loro ne sono gli autori».

By Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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