Sono in 700, tutti volontari. Sono gli “angeli” della Lilt (acronimo di  Lega italiana lotta ai tumori).  Un esercito di solidarietà che si muove organizzato su diversi fronti: dalla prevenzione primaria nelle scuole, alle campagne annuali femminili e maschili, fino alla prevenzione aziendale con seminari su corretti stili di vita e prevenzione oncologica. Paolo è uno di loro dal 2009. «Ho iniziato a fare  le visite domiciliari a casa dei pazienti per valutare a loro condizione e stabilire il sussidio da corrispondere alla famiglia. Arrivano da ogni parte d’Italia, ma anche dall’estero: Albania, Ucraina, Russia, Egitto, Cina  e nelle situazioni più delicate possiamo un appartamento, oppure pagare le spese». Tanti i volti  e le storie che Paolo ha incrociato in oltre dieci anni di volontariato. Tutti ricordi che custodisce in fondo al cuore. «Ci sono momenti di gioia, ma il più delle volte sono storie tragiche, di miseria che si nascondono tra le pieghe della città. Un giorno sono stato da un malato che viveva senza energia elettrica e riscaldamento. Altre volte ho trovato persone che per ripararsi dal freddo si mettevano addosso le coperte, famiglie che in questo periodo di Covid sono ancora più povere».

«La Milano che non ti aspetti e vorresti cambiare»

«In questi nuclei famigliari  già c’era una situazione di difficoltà pregressa fatta di malattie e ristrettezze economiche, su cui la pandemia ha creato  un vuoto che ora dobbiamo cercare di colmare – spiega Paolo -. Come? Si parla di recovery plan, sarebbe necessario fare un grande piano di intervento sociale, perché queste grandi povertà sono radicate e hanno bisogno, oltre alle cure, di pratiche legali, amministrative o semplicemente di un consiglio». Gli Ordini professionali potrebbero aiutarci: i giornalisti nella comunicazione, medici e farmacisti nelle campagne di prevenzione, notai per far conoscere le modalità per lasciti solidali e avvocati per riconoscere e affrontare i soprusi». Il messaggio è partito, ai destinatari una grande occasione da non perdere.

Cura e prevenzione, ma nel post Covid serve di più

«Sul territorio abbiamo 12 ambulatori per visite ed esami a costi calmierati e senza prescrizione medica – racconta Ileana, una volontaria, quando andiamo a conoscere da vicino questa realtà -. Nei nostri centri lavorano medici del territorio e dell’Istituto dei Tumori. Il nostro fiore all’occhiello è la prevenzione che facciamo con screening periodici e piccola chirurgia. In questo modo possiamo seguire il paziente in tutto il percorso: dalla prima visita, all’esame radiografico, fino alla biopsia, quando necessario».

Open day, screening e una linea telefonica 24h con l’oncologo

In occasione della campagna nastro rosa, per esempio, abbiamo donato 1.500 visite senologiche gratuite
alle donne che hanno partecipato ai nostri open day o a coloro che si presentavano, previo appuntamento, munite di coupon pubblicato sul Corriere della Sera» Una macchina perfettamente funzionante da 30 anni che il Covid oggi ha solo rallentato. «La forza dei volontari è straordinaria – spiega Ileana – abbiamo iniziato con la dottoressa Fossati Bellani e finanziato l’oncologia pediatrica. Ripetutamente abbiamo cercato di migliorare i servizi, arrivando a creare un percorso di assistenza per i bambini, dal primo ricovero fino alle dimissioni. Alle famiglie con problemi economici offriamo il biglietto di viaggio, mettiamo a disposizione una casa per tutta la durata delle terapie e alle dimissioni
una linea telefonica 24 ore su 24 con un oncologo».

Un dentista per i più piccoli

«Durante la degenza dei piccoli pazienti, un dentista affianca il medico per risolvere i problemi che possono insorgere a livello dentale, mentre in reparto gli educatori cercano di rendere più serene possibili le giornate. Per gli adulti abbiamo un servizio di accompagnamento alle terapie e assistenti sociali che intervengono in situazioni di fragilità economica o emotiva. Per Natale volontari e assistenti sociali si stringono intorno ai nostri pazienti. Pacchi dono e un servizio telefonico a disposizione di malati e pazienti dimessi permettono loro di sentirsi
meno soli in questo anno così difficile».

Una mamma speciale

Mentre il mondo fuori si è fermato per la pandemia, nelle stanze e negli uffici della sede di via Venezian si lavora incessantemente per essere vicini ai malati. «Merito di tanto lavoro è dei volontari e dei nostri benefattori che hanno creduto nel progetto – sottolinea Antonio, un volontario Lilt da anni -.
A volte sono genitori che hanno perso un figlio, altre volte cittadini che incontrano sul loro cammino la nostra realtà associativa. Tra i tanti volti che frequentano i nostri spazi, voglio menzionare la mamma delle “case del cuore”, residenze che affittiamo per dare un tetto alle famiglie di piccoli ricoverati. Questa donna, nonostante la perdita della figlia, non ha mai lasciato la Lilt. Ha avviato una raccolta fondi per poter affittare appartamenti in grado di ospitare i genitori dei piccoli pazienti di oncologia pediatrica. Un gesto di grande generosità. Grazie al passaparola è diventato oggi il nostro miglior biglietto da visita per la città».

By Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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