Liste d’attesa troppo lunghe o agende chiuse, è questa la costante della Sanità italiana da anni. Una situazione che, dopo la pandemia, è ulteriormente peggiorata, mettendo molti pazienti nelle condizioni di rivolgersi al privato o di rinunciare alle cure. Una scelta che non tutti hanno accettato in silenzio. È il caso di Paolo, un paziente esasperato dalle lunghe attese e dalla mancanza di risposte ricevute dal centro di prenotazione della Lombardia. Ha perciò deciso di scrivere una mail al direttore generale dell’ASST presso cui è in cura per avere delle risposte. Un appello che ha condiviso con la stampa a cui ha inviato la stessa missiva.

Liste d’attesa troppo lunghe? Paolo si appella alla Costituzione

«Come paziente e cittadino ho il diritto fondamentale di accedere alle cure mediche in tempi certi e appropriati, come previsto dalla Costituzione Italiana e dalle leggi nazionali e regionali in vigore – scrive Paolo -. Ricordo che, secondo la legge nazionale 228 del 24 dicembre 2012 che ha introdotto il piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) e la legge regionale Lombardia del 2019, è fondamentale garantire l’erogazione delle prestazioni sanitarie in tempi certi ed equi». Paolo necessita di una visita gastroenterologica e una risonanza magnetica, ma nel tentativo di prenotare entrambe,  gli è stato risposto che le agende sono chiuse. «Come paziente mi sento profondamente frustrato dalla mancanza di accesso alle cure mediche in modo tempestivo e dalla mancanza di chiarezza in merito a questa situazione», aggiunge Paolo.

 La replica dell’ASST

 Ferma la posizione dei vertici dell’ASST milanese nelle parole del suo Direttore Generale che ha a più riprese ribadito la posizione dell’Istituto di cura. «Mi sembra di aver chiarito in maniera esaustiva quanto da lei richiesto nelle precedenti e-mail – conclude la querelle il Direttore Generale -. Tutte le prestazioni sono prenotabili. Alcune volte esiste un problema rispetto alla tempistica di erogazione che comunque risolviamo sui casi singoli, allo sportello, presentando una ricetta con la relativa priorità». Chi ha ragione? Tutti e nessuno, verrebbe da dire. Infatti, se esiste una emergenza il paziente può chiedere la priorità sull’impegnativa e, se le agende sono chiuse non è “colpa” della singola struttura ma di un sistema che non funziona. Insomma, un cane che si morde la coda e allora cosa deve fare un paziente per ricevere le prestazioni mediche di cui necessita?

Cosa dice la legge su liste d’attesa

La legge ha fissato dei tempi massimi di erogazione: 30 giorni per le visite mediche specialistiche e 60 per gli esami diagnostici. Non solo, per rendere ancora più “veloce” il sistema, il piano per il governo delle liste d’attesa PNGLA, approvato nel 2019, prevede un range entro cui deve essere effettuato l’esame: da 72 ore per le prestazioni urgenti a 120 giorni per quelli programmabili. Quindi è necessario che su tutte le prescrizioni sia riportato il quesito diagnostico e la classe di priorità in caso di primo accesso. In particolare, le classi di priorità fissate dal PNGLA sono U (urgente) da eseguire entro 72 ore; B (breve) da eseguire entro 10 giorni; D (differibile) da eseguire entro 30 giorni per le visite specialistiche e 60 giorni per gli esami diagnostici; e P (programmabile) da eseguire entro 120 giorni.

Se i tempi non sono rispettati possibile rivolgersi all’Intramoenia e chiedere il rimborso

Quando però le liste d’attesa sono bloccate o i tempi più lunghi è possibile superare l’ostacolo rivolgendosi all’Intramoenia come spiega Cittadinanzattiva, l’associazione dei cittadini con oltre 35 mila iscritti. «Se al momento della prenotazione viene comunicato che le liste sono bloccate è possibile segnalarlo tramite raccomandata alla Direzione Generale dell’Azienda Sanitaria, all’Assessorato alla Sanità della Regione e a Cittadinanzattiva per richiedere lo sblocco delle liste e l’applicazione dell’ammenda». Il modulo è scaricabile dal sito di Cittadinanzattiva. Quindi si deve chiamare il CUP per conoscere quali altre strutture possono erogare la prestazione e se i tempi di attesa sono superiori a quelli previsti dal piano PNGLA consultabile sul sito del Ministero della Salute. A quel punto occorre mettersi in lista d’attesa e poi chiedere l’autorizzazione alla prestazione in Intramoenia senza oneri aggiuntivi, oltre al ticket.

L’impegno di Regione Lombardia

Tutte le regioni italiane soffrono per le liste d’attesa troppo lunghe, ma la Lombardia rispetto ad altre negli ultimi mesi è riuscita a ridurre i tempi, come confermano i dati di Agenas. «L’attesa per interventi chirurgici sia in Area Oncologica che Cardio Vascolare denota un miglioramento del 12,20% in area oncologica e del 3,6% in area cardio-vascolare, mettendo la Lombardia rispettivamente al primo e al terzo posto – ha reso noto l’assessore al welfare Guido Bertolaso -. Numeri che dimostrano il grande sforzo compiuto dalle strutture pubbliche e private convenzionate della Lombardia». Un risultato ancora lontano dall’optimum, ma che evidenzia la volontà di offrire ai cittadini una Sanità funzionale.

60 euro lordi l’ora per infermieri e 100 euro per i medici

Proprio ieri è arrivato l’annuncio dello stesso Bertolaso sulla conferma dell’aumento della tariffa oraria per medici e infermieri  che svolgono prestazioni aggiuntive. Un intervento che Regione Lombardia ha richiesto con forza al Governo. «La manovra finanziaria autorizza gli incrementi della tariffa oraria fino a 60 euro lordi per gli infermieri e al personale del comparto sanitario e fino a 100 euro per i medici del Servizio Sanitario Nazionale per prestazioni aggiuntive – ha sottolineato Bertolaso -. Questo è un primo passo importante. Certo non risolve il problema delle liste d’attesa perché non è possibile chiedere al personale sanitario di fare turni di 24 ore. Per coprire la carenza di organico che si è consolidata negli ultimi 20 anni a causa della cattiva programmazione nazionale, ci vorrà tempo, ma intanto è apprezzata ogni iniziativa che premi chi si trova in trincea».

 

 

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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