La microcriminalità a Milano è in aumento, mentre le forze dell’ordine attualmente impiegate per il controllo della città non sono sufficienti in particolare in alcune zone, su tutte la Stazione Centrale. Spaccio di droga, furti e aggressioni sono le principali piaghe di Milano come denuncia Marco (nome di fantasia) agente di polizia che ogni giorno vive la quotidiana insicurezza.

<<Abitano nel sottopassaggio della stazione Centrale e negli androni della stazione Garibaldi, – racconta –  sono per lo più cittadini dell’africa sub sahariana, hanno tra i 20 e i 40 anni e sono arrivati in Italia a bordo di imbarcazioni di fortuna con molti altri disperati.  Durante il lock down hanno scelto i portici di via Vittor Pisani per avere un riparo. Bevono, fumano e fanno uso di sostanze sintetiche, come la colla oppure vanno nelle farmacie con ricette di fortuna, per avere antidolorifici che si iniettano. Si sballano per evadere dall’inferno in cui vivono>>.

<<Noi monitoriamo, ma non possiamo fare molto perché sono irregolari, senza documenti. Il loro destino è segnato: vengono espulsi, accompagnati in aereo nelle nazioni di provenienza, ma se non vengono accettati dal paese di origine, ritornano ad essere invisibili e a cercare vie di fuga.  È un circolo vizioso senza via di uscita – lamenta – non abbiamo modo di far rispettare la legge, neppure quando viene violato il decoro pubblico. Spacciano, litigano e si accoltellano in piazza Duca D’Aosta, come ai Bastioni di Porta Venezia dove in media sono una quarantina, hanno occupato i giardini pubblici, un tempo meta dei bambini, per spacciare. Dalle droghe leggere fino alla cocaina, un racket che coinvolge ragazzi anche minorenni usati dai pusher per fare consegne a domicilio nella zona della movida.  I terminali di questo spaccio sono sempre africani. Sui mezzi pubblici invece padroneggiano i Rom con furti a tappeto. La mano è femminile. Giovani donne incinte usate per sottrarre ad ignari passeggeri soldi e telefoni e non essere arrestate. Un escamotage che a Milano funziona bene, le maglie della giustizia si sono allentate – sottolinea – oggi c’è un senso di insicurezza tra i cittadini che non fa bene alla città. Eravamo in 130 dieci anni fa, ora siamo dimezzati.  Il consiglio comunale ha bocciato l’utilizzo del taser ( dispositivo che utilizza l’elettricità per impedire il movimento del soggetto colpito, facendone contrarre i muscoli.), che poteva essere invece un utile deterrente. Sempre più spesso scendiamo in strada a mani nude contro nemici che ci denigrano. Vengono in Italia perché le pene sono irrisorie. Non rischiano nulla e si accaniscono con le singole persone. Un tempo c’erano le rapine, oggi gli accoltellamenti. Le soluzioni? Pene più severe e un appello al terzo settore: aiutateci>>.

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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