È ancora sconosciuta a molti, eppure un semplice test diagnostico gratuito potrebbe permettere ad ampie fasce di popolazione di conoscerla e di curarla. Stiamo parlando dell’epatite C che, secondo l’indagine demoscopica di AstraRicerche “italiani ed epatiti” , risulta essere un tema sconosciuto. Infatti, su un campione di 1000 italiani intervistati da Gilead, solo sette su dieci ne hanno sentito parlare e appena il 20% la conosce davvero.

Un tram per le vie di Milano lancia la campagna “Epatite C mettiamoci un punto”

Per far sapere al maggior numero di persone cos’è l’Epatite C, come riconoscerla grazie ad un test di screening, e che si può curare; è partita una campagna di informazione da Milano attraverso il Tram della sensibilizzazione. Una scelta innovativa per far arrivare al maggior numero di persone materiale informativo sull’Epatite C, le modalità di trasmissione, e come fare prevenzione grazie ad un test di screening che tra l’altro è gratuito per i nati tra il 1969 e il 1989 e per alcune categorie di persone particolarmente a rischio.

I numeri dell’epatite C

In un contesto di migliaia di pazienti perlopiù inconsapevoli, l’obiettivo dell’OMS è di eradicare il virus dell’HCV entro il 2030 «Negli anni sono migliaia le persone che hanno contratto il virus. L’assenza di sintomi per anni fa sì che chi lo ha contratto inconsapevolmente non faccia il test e non si curi – fanno sapere le associazioni coinvolte nella campagna informativa-. In questo modo il virus continua a passare da un individuo all’altro compromettendo negli anni la funzionalità del fegato, arrivando a provocare cirrosi e tumore epatico». La campagna promossa da Gilead Sciences con il patrocinio di sette associazioni di pazienti: Anlaids Sezione Lombardia ETS, Anlaids Onlus, EpaC-Ets, Associazione Milano Check Point, Cooperativa Sociale Open Group Bologna, Plus Roma, Fondazione Villa Maraini-Cri, e tre società scientifiche: Associazione italiana studio del fegato (AIFS), Società italiana di Medicina Generale e delle cure Primarie (SIMS), Società Italiana di Malattie infettive e Tropicali (SIMIT) e della città metropolitana di Milano.

L’importanza dello screening

«Questa infezione può agire silenziosamente per decenni – fa notare Stefano Fagiuoli, direttore dell’Epatologia del Papa Giovanni di Bergamo e della Gastroenterologia di Milano Bicocca -. Progressivamente danneggia il fegato, provocando una cirrosi che può trasformarsi in tumore. Questo accade anche perché non c’è adeguata consapevolezza sulle modalità di trasmissione del virus. Perciò è fondamentale che i cittadini siano informati e facciano il test. In alcune regioni  esiste un programma di screening gratuito dell’Epatite C per i nati tra il 1969 e il 1989 che sarebbe da estendere a tutta la popolazione. Questo permetterebbe in quattro anni di ridurre i costi economici e sanitari e il carico della malattia, migliorando di conseguenza la vita delle persone».

Come si trasmette il virus dell’Epatite C

Il virus dell’epatite C si trasmette principalmente attraverso il contatto con il sangue infetto. La condivisione di oggetti di cura personale come rasoi, spazzolini da denti, strumenti  per la manicure e la pedicure, aghi o siringhe e l’esecuzione di tatuaggi o piercing  rappresenta il principale veicolo di contagio. Anche trasfusioni e trapianti di organo fatti prima degli anni ’90 potrebbero aver alimentato la circolazione del virus. Meno frequente il contagio da madre a figlio durante il parto.

Le false convinzioni

Ad accelerare la diffusione del virus la falsa convinzione che l’epatite C riguardasse solo determinate categorie di persone: Tossicodipendenti, trapiantati, alcolisti. Solo due italiani su dieci associano l’epatite C anche ai tatuaggi e ai piercing e nessuno le accosta alle pratiche estetiche.

«Il virus dell’epatite C è stato scoperto tardivamente – aggiunge Roberta D’Ambrosio, specialista in Gastroenterologia ed epatologa presso Fondazione IRCCS Cà Granda-Ospedale Maggiore di Milano -. Fino al 1992 non c’erano test per la sua identificazione e di conseguenza la messa in sicurezza di alcune procedure come trasfusioni, interventi chirurgici e dialisi. Oggi invece il rischio di trasmissione dell’infezione è confinato a qualche procedura estetica eseguita in ambienti poco controllati. Ecco perché è fondamentale agire a livello nazionale con uno screening esteso a tutti i soggetti di età superiore ai 33 anni».

I vantaggi dello screening: nessun vaccino ma c’è la cura

Secondo l’indagine demoscopica di AstraRicerche, i soggetti informati sono più propensi a sottoporsi al test e soprattutto hanno una visione più chiara dei pericoli e di come si combatte il virus. «Grazie alla comunicazione si è passati dal 29,6% al 45,5% di cittadini che si sono sottoposti al test – sottolinea Ivan Gardini, Presidente di EpaC ETS -. Ecco perché sono fondamentali le campagne di informazioni locali e nazionali. Solo la consapevolezza del rischio fa nascere il dubbio di aver contratto l’infezione e quindi la volontà di sottoporsi al test diagnostico. È fondamentale sapere che oggi per l’epatite C non c’è un vaccino, ma esiste una cura efficace».

 

 

 

Di Federica Bosco

Giornalista professionista e scrittrice, responsabile e coordinatrice del blog Obiettivo Milano

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